La lotta alla mafia va di pari passo con la lotta alla corruzione. Come diceva Paolo Borsellino
“la mafia non è coppola e lupara”, non più. Oggi la mafia è quella dei colletti bianchi che si
servono della corruzione per esercitare il loro potere.
Per questo sono felice che grazie alla legge Spazzacorrotti per la prima volta in Italia, finalmente, i più gravi reati contro la pubblica amministrazione vengono equiparati ai delitti mafiosi.
Grazie a questa legge anticorruzione nasce la figura del pentito della corruzione. Chi aiuterà le indagini avrà sconti di pena, come accade nella lotta alla mafia, e sappiamo bene quale aiuto fondamentale possano dare i collaboratori di giustizia nel contrasto della criminalità. Altro punto importante di cui si parla poco è l’aumento delle pene minime. Il reato di corruzione era punito da uno a sei anni. Con lo Spazzacorrotti il minimo è tre anni, fino ad otto.
Sull’importanza di questo aspetto vorrei riportare un brano dal libro “in Italia violare la legge conviene” – che oggi possiamo leggere al passato, “conveniva”- del giudice Piercamillo Davigo con cui tante, tante volte, ho immaginato, anzi sognato, una legge rivoluzionaria contro la corruzione, come questa a mio avviso effettivamente è.
Alle pagine 54 e 55 scrive: “(In riferimento alla corruzione) Abbiamo rilevato come, a partire
dal 1993, ci sia stato un vistoso aumento delle sentenze di condanna. Il dato più interessante è
però che, parallelamente al disvelamento della corruzione, sono aumentate vertiginosamente solo le condanne a pene piuttosto esigue: sono accresciute di molto le pene fino a sei mesi di reclusione; in misura più contenuta sono aumentate le sanzioni comprese tra sei mesi e un anno di reclusione; lievissimo, infine, è stato l'incremento delle sanzioni comprese tra 12 e 18 mesi di reclusione. Si è continuato invece ad usare le fasce alte di severità delle sanzioni con estrema parsimonia e comunque in modo non dissimile a quanto era stato fatto nel corso degli anni 80, anteriormente a Mani Pulite”.
Questi dati chiariscono l’importanza di un aumento delle pene minime.
Il Daspo per i corrotti è un altro aspetto fondamentale di questa legge. L'interdizione dai
pubblici uffici ed il relativo aumento dei tempi consente infatti di proteggere il sistema
produttivo da indebite interferenze da parte di soggetti che antepongono il proprio interesse personale al bene comune.
Un aspetto devastante dei comportamenti mafiosi è l'omertà. Con l’agente sotto copertura che
abbiamo introdotto possiamo garantire il rispetto dell'articolo 97 della Costituzione e
difendere le istituzioni dai mafiosi e dai corruttori.
C’è un episodio che rende bene l’idea di quanto figura dell’agente sotto copertura, infiltrati
negli uffici, sia fondamentale. Anche questo episodio è stato scritto da Davigo.
Il libro è “il sistema della corruzione” e alle pagine 32 e 33 Davigo racconta: “In vita mia non
avevo mai visto un corrotto. Me l’immaginavo come un visitor, con la lingua verde che fuoriesce dalla bocca, e quando le guardie mi portarono questo detenuto rimasi impressionato dalla sua assoluta normalità. Era uno come me. Avrebbe potuto essere un mio compagno di università o di serate in discoteca. Allora misi via il foglietto con gli appunti e l’unica domanda che formulai fu: “Ma come può un ragazzo di ventisette anni vendersi per 250.000 lire?”. L’imputato rispose: “Lei non può capire, perché appartiene a un mondo nel quale queste scelte sono individuali; essere onesto o disonesto dipende da lei. Io, dopo quindici giorni dal mio arrivo, ho capito che in quell’ufficio rubavano tutti! E ho anche capito che non avrebbero tollerato la presenza in mezzo a loro di un uomo onesto. Mi avrebbero cacciato perché sarei stato un pericolo per tutti gli altri. Le 250.000 lire me le ha messe in mano il mio capoufficio. Io ero in prova, e ho avuto paura di essere cacciato via se non le avessi prese. Non ho avuto il coraggio che ci vuole per essere onesto».
Ebbene, con questa legge si torna ad aver paura di essere disonesti, non onesti. L’agente infiltrato ed i premi ai pentiti ci aiuteranno.
I legami fra mafia e corruzione ci vengono ricordati in questi giorni anche dai giudici nelle
motivazioni della sentenza di appello del processo a Mafia Capitale che lo scorso 11 settembre
ha ribaltato la decisione presa in primo grado, riconoscendo il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e condannando fra l’altro l’ex terrorista dei Nar Massimo Carminati e il ras delle coop romane, Salvatore Buzzi, rispettivamente a 14 anni e mezzo e a 18 anni e 4 mesi.
Nella associazione Carminati conferì la sua forza di intimidazione e Buzzi conferì l’organizzazione delle cooperative e il collaudato sistema di corruttela e prevaricazione.
Buzzi e Carminati trovarono “il terreno favorevole nei comportamenti dei funzionari e politici
corrotti o compiacenti”.
Agiremo con severità contro tutto questo.
I beni confiscati ai corrotti con la condanna di primo grado potranno essere trattenuti dallo
Stato anche in caso di prescrizione o di amnistia. Il maltolto tornerà sempre ai cittadini.
Parliamo di cifre impressionanti.
Secondo uno studio di Unimpresa la corruzione in Italia negli ultimi 10 anni ci è costata
almeno 100 miliardi di euro. Avete capito bene: 100 miliardi. Sono soldi con cui potremmo
pagare diverse manovre di rilancio del Paese.
L’Italia ha dunque fatto un grande passo avanti nella lotta alla corruzione e, con essa, alle
mafie che di corruzione si alimentano. Con una altrettanto efficace riforma della giustizia e del processo penale su cui lavoreremo prossimamente potremo veramente garantire al nostro
Paese un futuro più libero dal malaffare.