Su Banca Carige per capire dove siamo arrivati bisogna spiegare da dove siamo partiti. Mentre i giornali diffondono cifre fantasiose sul salvataggio di Carige, continuiamo la nostra operazione verità mostrando chi ha ridotto l’ennesima banca in queste condizioni e perché siamo dovuti intervenire a tutela dei risparmiatori.
Ecco i punti salienti della “crisi” di questa banca che tutti i cittadini hanno il diritto di conoscere.
È il lontano 2013 e Bankitalia interviene con alcune ispezioni in Carige. Emergono forti criticità nella concessione di mutui e prestiti senza adeguate garanzie, nonché soprattutto il mancato intervento per il rientro dei prestiti. Come al solito mentre si arriva al pignoramento delle case per famiglie e piccoli imprenditori, ai soliti noti si perdona di tutto e di più.
A quel punto ecco che interviene la Procura: con un blitz della Guardia di Finanza nell’autunno 2013 viene acquisita la documentazione relativa alla concessione da parte della banca di fidi a trentadue soggetti fra società e persone fisiche. L’elenco comprende esponenti dell’industria e della finanza, i soliti nomi e cognomi che ormai abbiamo imparato a conoscere bene, come quello della società di Bellavista Caltagirone impegnate nella costruzione del porto di Imperia. Sì, proprio lui, Caltagirone, il nostro “amico” di cui vi abbiamo parlato nel racconto sugli editori impuri a cui fanno capo, tra gli altri, Il Messaggero e Il Mattino.
Il bilancio 2013 della banca si chiude con un rosso di 1,78 miliardi anche a causa di corpose rettifiche (oltre 1 miliardo) sul portafoglio crediti.
L’inchiesta che ne seguirà porterà agli arresti nel 2014 degli ex vertici, tra cui Giovanni Berneschi, presidente di Carige per oltre 20 anni, arrestato con l’accusa di truffa all’istituto bancario e al suo comparto assicurativo Carige Vita Nuova. L’accusa è pesantissima: associazione a delinquere di carattere transnazionale finalizzata alla perpetrazione di truffe ai danni di banca Carige e di Carige Vita nuova, il ramo assicurativo dell’istituto di credito e del successivo riciclaggio e reinvestimento di proventi illeciti, oltre che alla truffa.
Nel frattempo Carige si ritrova costretta a un susseguirsi di aumenti di capitale per fare fronte alle perdite. Parliamo di circa 800 milioni nel 2014, 850 milioni nel 2015, fino ad arrivare all’ulteriore capitalizzazione da 560 milioni nel 2017. La famiglia Malacalza, inizialmente azionista con il 10,5%, riesce così a salire fin oltre il 20%.
E Berneschi? Nel febbraio 2017 viene condannato a 8 anni e 2 mesi con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e riciclaggio e falso. La truffa consisteva nel far acquistare dal ramo assicurativo della banca immobili e quote societarie di imprenditori compiacenti a prezzi gonfiati tramite perizie artefatte per reinvestire poi le plusvalenze all’estero. Tutto questo avrebbero fruttato a Berneschi e agli altri indagati circa 22 milioni di euro. Nel luglio 2018, in appello, Berneschi viene condannato a 8 anni e 7 mesi.
Nel frattempo la Banca continua a registrare perdite: 546 milioni nel 2014, 130 nel 2015, 296 nel 2016, 388 nel 2017, 189 nel 2018 fino al terzo trimestre. Dal 2012 al 2018 le rettifiche sui crediti ammontano a circa 3,6 miliardi.
La Banca necessita di liquidità e ad intervenire è il Fondo interbancario di tutela dei depositi che sottoscrive un prestito subordinato da 320 milioni di euro. Per fare fronte a questo prestito c’è bisogno di un nuovo aumento di capitale da 400 milioni. Il 20 settembre 2018 è un giorno decisivo per Carige. Va in scena, infatti, un’assemblea infuocata, una resa dei conti in cui si affrontano due schieramenti: da un lato Vittorio Malacalza, che possiede circa il 27% della banca; dall’altro un patto fra soci (15,19%) con a capo il finanziere Raffaele Mincione. Bankitalia, intanto, aveva già congelato al 10% la quota che fa capo a Mincione e ai suoi alleati, il petroliere Volpi e l’imprenditore Spinelli. Malacalza vince la guerra ottenendo la maggioranza assoluta e conquistando sette degli undici posti in consiglio.
La Bce fa sapere di non approvare il piano di conservazione del capitale presentato a giugno e chiede che venga contemplata l’opzione di un’aggregazione aziendale che assicuri in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali.
A dicembre arriva il dietrofront di Malacalza che passa dal dichiarato “faremo la nostra parte” all’astensione sull’aumento di capitale da 400 milioni, con conseguente decadenza del cda.
Il 2 gennaio, la Bce decide per l’amministrazione straordinaria: nominati tre commissari, Lener, Modiano e Innocenzi.
Questi sono i fatti, questo è il percorso opaco di Banca Carige degli ultimi anni. Arresti, inchieste, condanne, i soliti intrecci tra alta finanza e speculatori senza scrupoli, che ha incrostato il sistema bancario italiano.
Ma la vera domanda che tutti ci stiamo facendo è: ma Bankitalia dov’era quando accadeva tutto questo? Dov’era chi doveva vigilare sui nostri istituti di credito? Per non parlare dell’Europa, che adesso tramite la Bce interviene per commissariare Carige, ma che nel frattempo in questi anni ha messo in piedi delle norme che da una parte hanno costretto i nostri istituti a svendere per pochi spicci ai grandi fondi speculativi internazionali i crediti che avevano in pancia, con le disastrose conseguenze che abbiamo potuto vedere, e dall’altra hanno imposto regole come il “bail-in” che facevano ricadere l’onere dei disastri bancari sui risparmiatori. Un cocktail velenoso che ci ha portati alla situazione odierna.
Noi abbiamo deciso di comportarci in maniera diversa dagli altri e non abbiamo azzerato i risparmiatori come fecero per salvare Banca Etruria e le banche venete. Noi abbiamo tutelato i risparmiatori e abbiamo deciso che se lo Stato metterà in una banca dei soldi pubblici, allora quella banca diventerà dei cittadini. Non a caso neanche un risparmiatore di banca Carige è sceso in piazza a protestare. Gli unici che protestano attraverso i giornali sono quelli che abbiamo deciso finalmente di punire: i veri colpevoli che finora l’hanno sempre fatta franca.
Le cose da fare d’ora in avanti per fermare questi disastri:
- Fuori i nomi di tutti coloro che sono coinvolti, dai responsabili ai grossi debitori collusi con questa vicenda. Nessun banchiere resterà più impunito
- Tutela assoluta di tutti i risparmiatori: mai più scandalo Boschi-Renzi, dove a pagare per il malaffare dei soliti noti sono stati i cittadini truffati
- Soldi dei cittadini = Banca dei cittadini: mai più soldi pubblici per salvare banchieri e bancarottieri. Ogni euro pubblico sarà solo ed esclusivamente per tutelare i risparmiatori e, nel caso, nazionalizzare e riportare nelle mani dei cittadini stessi la banca
- Accertamento delle responsabilità di Bankitalia grazie alla Commissione d’Inchiesta sulle Banche
- Nuovi vertici per Consob e riforma della vigilanza bancaria a livello europeo
- Approvazione del Glass Steagall Act che prevede la distinzione tra banche commerciali e banche d’affari
- Istituzione di un Fondo di Garanzia UE per i risparmiatori
La musica adesso è cambiata. Il risparmio degli italiani è sacro e chi lo tocca dovrà vedersela con noi.