Di seguito l’intervista che ho rilasciato a Il Fatto quotidiano
È un colpo di mano, e noi non rimarremo inerti. Se necessario, presenteremo ricorso alla Corte di Giustizia europea”. Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo ed europarlamentare del MoVimento 5 Stelle. Al Fatto racconta di un emendamento al regolamento parlamentare presentato due giorni fa dai Socialisti e democratici, il gruppo dei progressisti in Europa, per impedire la formazione di nuovi raggruppamenti. “Lo hanno depositato nell’ultimo momento utile prima della chiusura dei termini, evidentemente si vergognano anche loro” accusa Castaldo.
Cosa è successo?
Due giorni fa, proprio poche ore dopo che noi 5Stelle abbiamo lanciato il nuovo nostro gruppo europeo, i Progressisti hanno depositato tramite Jo Leinen (socialdemocratico tedesco, ndr) alcuni emendamenti di modifica del regolamento parlamentare che vogliono delegare alla conferenza dei presidenti, ossia a 7-8 capigruppo, la possibilità di decidere sulla formazione di nuovi gruppi.
Ovvero?
I presidenti potrebbero decidere che, anche se il nuovo gruppo rispettasse i parametri previsti (almeno 25 eletti di almeno 7 Paesi diversi, ndr), non potrebbe comunque formarsi per mancata affinità tra i suoi membri. E ciò senza criteri predefiniti che possano stabilire questa affinità. Ma non solo. Potrebbero anche sciogliere un gruppo per “manifesta mancanza” di punti in comune tra i suoi membri. E senza passare dal voto dell’Aula.
La capigruppo ha una sua rappresentatività politica.
Ripeto, sono 7-8 persone, e per di più la conferenza decide con voto ponderato, cioè il voto di ognuno ha un peso diverso in base alla quantità di eletti che rappresenta. Così Progressisti e Popolari potrebbero decidere in autonomia di bloccare la formazione di nuovi gruppi, danneggiando chi come noi non vuole piegarsi a vecchie logiche.
Si sono messi d’accordo per votare l’emendamento?
Circolano voci su contatti in atto. Di certo avevano provato già in ottobre a introdurre un emendamento in commissione Affari costituzionali, di cui faccio parte, per imporre un numero massimo di eletti per ciascun partito dentro i gruppi. Un’altra regola su misura per S&D e Popolari. Ma io protestai, anche perché era un tema che non doveva entrare nei lavori della commissione. E fermarono tutto.
Ora che succederà?
La settimana prossima il Parlamento dovrebbe votare il nuovo regolamento. Ma potrebbero rinviare tutto alla settimana successiva, proprio perché questo caso che sta scoppiando.
Intanto Luigi Di Maio ha annunciato l’imminente chiusura di accordi con partiti polacchi, croati e finlandesi. Ma ci sono già polemiche: i polacchi di Kukiz’15 sono di estrema destra, antiabortisti. Brutto no?
Non sono di estrema destra, ma così li dipingono. Comunque abbiamo subito precisato di non essere d’accordo con loro su diritti civili e aborto. Ma ci sono tante altre cose che condividiamo, a partire dalla democrazia diretta, il primo punto del nostro manifesto per l’Europa. E altri pilastri saranno la lotta alla corruzione e il taglio degli sprechi.
Con quali e quanti altri gruppi trattate?
Dopo l’annuncio di Luigi tanti partiti hanno manifestato interesse. Ma con alcuni parliamo da tempo.
E con i Verdi? Tutto chiuso?
Il nostro progetto è diverso. Vogliamo creare qualcosa di nuovo al Parlamento europeo. Con loro abbiamo lavorato assieme su temi importanti, ma rimangono differenze.
Per esempio diversamente da Matteo Salvini?
Io parlo in generale. Poi, certo, vedo differenze importanti tra i partiti sovranisti. Per esempio i polacchi del Pis sono ostili a Vladimir Putin, mentre la Lega vuole togliere la sanzioni alla Russia. Comunque con la Lega abbiamo un contratto di governo che funziona.
Anche dentro il vostro gruppo ci sono differenze.
Come ho detto, firmeremo tutti un manifesto di dieci punti. Condivisi.