Comunità per l’energia e cittadini attivi: la Commissione energia, ricerca e industria ha votato sì all’accordo politico con il Consiglio UE (l’altro co-legislatore europeo) sulla nuova Direttiva mercato elettrico dopo il lunghissimo negoziato che comprendeva anche il Regolamento per il mercato elettrico entrambi da me seguiti in veste di relatore ombra.
Saranno quindi scolpite nella legge (manca solo l’approvazione formale in Plenaria che è di fatto scontata) le premesse per una rivoluzione nella gestione dell’energia elettrica all’interno dell’UE e sono raggiunti i nostri obiettivi principali all’interno di questa direttiva, l’ultima ad andare in porto fra i provvedimenti del pacchetto clima-energia per il periodo 2020-2030.
Gestire i propri consumi aiutando il portafoglio e le energie rinnovabili
La nuova Direttiva mercato elettrico definisce l’organizzazione ed il funzionamento del settore dell’energia elettrica affinché sia coerente con gli obiettivi dell’intero pacchetto clima-energia e stabilisce norme comuni per generazione, distribuzione, stoccaggio e fornitura.
La rivoluzione nella gestione dell’energia elettrica deriva dai diritti – complementari rispetto a quelli sanciti dalla direttiva rinnovabili – che i cittadini singoli o associati si vedono finalmente riconosciuti: il frutto di una nostra battaglia durata anni.
Insieme a questo, ci interessava offrire a tutti i cittadini sia la possibilità di associarsi sia gli strumenti necessari per gestire i propri consumi in modo tale da approfittare delle oscillazioni del prezzo dell’energia: cosa che aiuta il portafoglio ed aiuta anche ad integrare nella rete la discontinua produzione di energia rinnovabile. Missione compiuta: gli articoli dedicati a questi temi sono talvolta perfino migliori di quelli votati dal Parlamento Europeo.
Il diritto a diventare cittadini attivi nel mercato elettrico
Per quel che riguarda i singoli, la direttiva per il mercato elettrico conferma che tutti i cittadini hanno diritto di consumare, stoccare, vendere l’energia autoprodotta; e che anche quando non la producono hanno il diritto di partecipare ai mercati dell’energia – e ai relativi vantaggi monetari – diventando, se vogliono, consumatori attivi: molto più di semplici consumatori.
A questo proposito, la direttiva stabilisce innanzitutto che venga fornita la possibilità di conoscere in tempo praticamente reale l’andamento dei propri consumi elettrici. Dopodiché si aprono varie strade per diventare cittadini attivi.
La prima è quella di stipulare un contratto per l’elettricità a prezzo dinamico, cioè legato alle oscillazioni di prezzo dovute all’andamento della domanda e dell’offerta nell’arco della giornata. Diventa così possibile utilizzare l’elettricità quando è più abbondante e meno costosa e contemporaneamente si favorisce il bilanciamento della rete elettrica, al cui interno immissione e prelievi di energia devono compensarsi: il bilanciamento non è né facile né scontato, alla luce della crescente ed intermittente produzione di energia rinnovabile. Tutti gli operatori con più di 200.000 clienti saranno soggetti all’obbligo di fornire contratti a prezzi dinamici.
“Vendere” negawatt di elettricità attraverso un aggregatore
Un altro dei modi per diventare cittadini attivi è partecipare a schemi di efficienza energetica. Un altro ancora: prelevare l’elettricità proveniente dalla rete elettrica nei momenti in cui essa è abbondante e poco costosa, stoccarla in batterie o nei “serbatoi” delle auto elettriche e infine cederla nuovamente alla rete nei momenti è più scarsa e più cara.
I cittadini, stabilisce la direttiva, possono agire ciascuno per proprio conto o in gruppo. Il riferimento è sia alle comunità dei cittadini per l’energia, sia alla possibilità di stipulare un contratto con un aggregatore, che partecipa al mercato dell’energia elettrica combinando e vendendo i consumi dei propri clienti: o anche combinando e vendendo il loro risparmio di energia e i loro mancati consumi. E’ il concetto di negawatt.
Le comunità per l’energia e il diritto a condividere l’elettricità prodotta dagli impianti comuni
A proposito delle comunità dei cittadini per l’energia, la direttiva per il mercato elettrico riconosce il diritto dei singoli ad unire le forze per partecipare attivamente al sistema dell’energia elettrica e raccogliere i frutti di questa partecipazione. Le comunità per l’energia rinnovabile, per le quali abbiamo ottenuto il riconoscimento dei diritti all’interno della direttiva rinnovabili, diventano così una sorta di sottoinsieme delle comunità dei cittadini per l’energia che partecipano al mercato elettrico.
Il controllo delle comunità dovrà essere nelle mani dei cittadini. Le grandi società dell’energia non potranno entrare nella stanza dei bottoni, nel senso che esse avranno la possibilità di partecipare alle comunità, ma le decisioni più importanti verranno prese dai cittadini e dalle piccole e medie imprese che non sono già coinvolte nel settore dell’energia.
Viene riconosciuto alle comunità dei cittadini per l’energia un altro diritto, molto importante e per il quale ci siamo battuti fino in fondo: il diritto a condividere al proprio interno l’elettricità prodotta dagli impianti della comunità – che possono essere dislocati in luoghi diversi – anche facendo uso delle ICT, cioè delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Esse comprendono fra l’altro le tecnologie a registro distribuito (come la blockchain) e il virtual net metering. E’ stato arduo convincere il Consiglio UE a riconoscere questo diritto, ma ce l’abbiamo fatta. Non è stato possibile invece ottenere un riferimento esplicito alla condivisione dell’energia attraverso il virtual net metering o la blockchain, ma proveremo a rimediare nella legislazione nazionale.
Reti di distribuzione appartenenti alle comunità per l’energia
Nello stesso modo, non è stato possibile ottenere per le comunità dei cittadini anche il diritto a possedere e gestire la propria rete di distribuzione dell’energia elettrica. Non che sia vietato: tuttavia è a discrezione degli Stati membri.
Non certo ultimo in ordine di importanza, c’è anche il tema della povertà energetica: i cittadini che non sono in grado di acquistare l’energia sufficiente per scaldarsi, cucinare eccetera. Abbiamo invano chiesto una definizione a livello UE di questa situazione e le azioni conseguenti: il Consiglio UE rifiuta di riconoscerlo come un problema generale. Toccherà agli Stati membri, anche grazie agli strumenti che la Commissione Europea si è impegnata a fornire, valutare quanti cittadini si trovano in povertà energetica: anche se essa non è definita, è previsto che venga combattuta, e la ricognizione della situazione è importante per innescare l’azione degli Stati.