La storia sembra uscita dalla penna di uno scrittore satirico di successo ma, sfortunatamente, rimbalza, invece, dalla realtà.
2nacheki, uno dei canali africani su YouTube di maggiore successo con circa 220 mila iscritti e milioni di visualizzazioni per ogni video pubblicato, il 30 gennaio pubblica un video con i 10 inni nazionali africani più belli.
Il primo in classifica è quello kenyota.
Passano una manciata di ore e il video in questione finisce nelle maglie dei filtri anti-pirateria di YouTube: secondo la De Wolfe Music, una società con sede nel Regno Unito la sua pubblicazione e, in particolare, l’inno kenyota violerebbe i propri diritti d’autore e dovrebbe essere rimosso.
La storia sarebbe eguale a decine di migliaia di altre storie che, sfortunatamente, si consumano da anni sulle pagine di YouTube nel silenzio generale se non fosse che, in questa vicenda, a rischiare di essere silenziato è addirittura un inno nazionale.
E’ direttamente il Governo di Nairobi a intervenire con un comunicato stampa con il quale ricorda che l’inno nazionale è, ormai, caduto in pubblico dominio e che, in ogni caso, toccherebbe, eventualmente, alle istituzioni kenyote autorizzarne o vietarne l’utilizzazione e non certo a una società inglese.
Ed è qui che alla vicenda già di per sé tragicomica, si aggiungono i tratti del paradosso: l’inno in questione è stato, infatti, scritto proprio per festeggiare la liberalizzazione del Kenya dalla Corona Britannica e ora una società privata – ironia della sorte – proprio con sede nei territori di Sua Maestà la Regina di Inghilterra vorrebbe silenziarlo e sottrarlo all’ascolto di milioni di cittadini africani e del resto del mondo.
Quasi una crisi diplomatica. Il Governo keniota si spinge a ipotizzare che quello della società inglese sia un’autentica appropriazione indebita.
E la vicenda si complica ancora quando si scopre che, a prescindere da ogni altra considerazione, la versione dell’inno nazionale sulla quale, al limite, la società inglese potrebbe accampare un qualche diritto d’autore, è diversa da quella pubblicata da 2nacheki.
Verrebbe voglia di lasciar travolgere l’intera vicenda dalla forza di una fragorosa risata se non fosse che a Bruxelles, il dibattito sulla riforma della disciplina europea del diritto d’autore, è, ormai, entrato nel rettilineo finale – anzi ormai sulla linea del traguardo – e che, purtroppo il testo della direttiva che appare destinato a tagliare il traguardo contiene una disposizione destinata a rendere sempre più massiccio il ricorso, da parte di YouTube – e delle altre grandi piattaforme di pubblicazione di contenuti audiovisivi – di filtri e soluzioni tecnologiche come quella nelle cui maglie è appena caduto l’inno keniota con la conseguenza che episodi come questo, di piccole e grandi censure d’autore, diventino all’ordine del giorno.
Il nostro Governo, come ha ricordato nei giorni scorsi il vice-premier Luigi Di Maio, ha tenuto una posizione molto dura a difesa dei diritti degli utenti nella convinzione che “La rete deve essere mantenuta libera e neutrale perché si tratta di un’infrastruttura fondamentale per la libera espressione dei cittadini oltreché per il sistema Italia e per la stessa Unione Europea” ma, a leggere il testo del draft della Direttiva uscito ieri dai negoziati di Bruxelles sembrerebbe non esser bastato.
Ora la parola passa all’aula del Parlamento europeo. Stay tuned.