Sta succedendo qualcosa di straordinario rispetto al passato. Lo Stato torna ad investire nella sicurezza del territorio mettendoci i soldi e le competenze a favore delle Regioni e degli Enti locali. Il piano Proteggi Italia appena varato dal governo Conte è una rivoluzione sia in termini di qualità che di quantità.
Partiamo dalla quantità:
10,8 miliardi di euro nel triennio 2019-2021, in buona parte fondi aggiuntivi stanziati dal governo con la Legge di Bilancio e il Decreto Fiscale. Una cifra senza precedenti per rimettere in sesto un territorio martoriato dalle calamità naturali e dai tagli lineari dei governi passati.
Già quest’anno saranno spesi 3 miliardi di euro, fra i quali 800 milioni per rispondere immediatamente all’emergenza provocata in 16 regioni e nelle province autonome di Trento e Bolzano dal maltempo dell’autunno scorso.
Nel triennio, alla Protezione Civile andranno 3,1 miliardi, al Ministero dell’Ambiente quasi 4 miliardi, al Ministero delle Politiche Agricole 3,2 miliardi, al Ministero dell’Interno 1,1 miliardi e al Ministero della Difesa 40 milioni. La Presidenza del Consiglio, da parte sua, metterà altri 320 milioni. Soldi veri, già stanziati, e per quanto riguarda il piano emergenziale della Protezione Civile in gran parte già ripartiti alle Regioni.
Ma il cambio di passo è dovuto soprattutto alla qualità: i soldi c’erano anche in passato ma non venivano spesi, per incapacità e mancanza di coordinamento tra lo Stato e i soggetti interessati dagli investimenti. Ora si cambia: il governo Conte ha messo in piedi Strategia Italia, una cabina di regia che insieme a Investitalia e al Cipe si metterà a disposizione delle Regioni e degli Enti locali in tutte le fasi dell’investimento, a partire dalla valutazione e dalla scrittura dei progetti. Da oggi ci sarà un cronoprogramma ben preciso, perché lo Stato torna a fare lo Stato ma richiede investimenti rapidi per risollevare il Paese. Chi rallenta i lavori o tarda ad aprire i cantieri si vedrà sottrarre le risorse, che verranno redistribuite ai virtuosi.
Proteggi Italia è una rivoluzione anche in un altro senso. Fino a ieri il nostro Paese viveva sull’emergenza: decenni di tagli agli investimenti salvo poi intervenire in fretta e furia quando un terremoto o un alluvione provocavano vittime e danni incalcolabili. Il dissesto idrogeologico ci costa ogni anno 2,5 miliardi di euro e il 79% del nostro territorio è a rischio. Ciò che andava fatto, quindi, era affiancare agli investimenti emergenziali quelli in prevenzione e manutenzione. Con Proteggi Italia lo abbiamo fatto: i 4 miliardi del Ministero dell’Ambiente serviranno a prevenire il dissesto idrogeologico, mentre i miliardi a disposizione degli altri ministeri verranno spesi interamente in manutenzione, investendo nella difesa delle aree montane, agricole e forestali, nella salvaguardia delle infrastrutture legate all’agricoltura, nella gestione forestale, nel recupero dei terreni abbandonati, nella messa in sicurezza e manutenzione di strade, scuole e patrimonio pubblico, anche in funzione antisismica.
Naturalmente l’emergenza c’è e va affrontata, e infatti i 2,6 miliardi a disposizione della Protezione Civile saranno i primi ad essere spesi, già nelle prossime settimane, e serviranno a rimuovere i detriti che invadono la sede stradale a seguito di frane, pulire le cunette, i canali e i pozzetti di scolo, rifare la sezione stradale dissestata, ripristinare la manutenzione straordinaria degli impianti idrici, fognari e di illuminazione pubblica…
Avete capito bene: mentre qualcuno ci attacca perché vogliamo togliere ai soliti noti il boccone goloso del Tav, grande opera inutile per i cittadini, noi rimettiamo in moto l’Italia, riattivando i cantieri bloccati e aprendone di nuovi su tutto il territorio. Proteggi Italia è la Grande Opera che serviva all’Italia, non solo per rimettere in sicurezza il Paese, ma anche per realizzare quella manovra espansiva per l’economia e l’occupazione che abbiamo promesso, scontrandoci con un’Europa sorda agli interessi dei popoli.