Fino al 10 agosto 2018 l’economia circolare era un ottimo proposito e un grande argomento di conversazione e di confronto. Dal 10 agosto 2018 in poi è diventato per la prima volta una specifica competenza, in capo al Ministero dell’Ambiente. È, come dire, passare dalle parole ai fatti.
L’economia circolare è l’unica strada da seguire per coniugare sostenibilità ambientale, creazione di posti di lavoro e crescita economica. E noi come governo del cambiamento ce la stiamo mettendo tutta. Il cammino è iniziato proprio quel 10 agosto quando il decreto sul riordino dei ministeri è diventato legge dello Stato. L’economia circolare, a differenza dell’economia lineare che parte dalla materia e arriva al rifiuto, è un’economia in cui i prodotti di oggi sono le risorse di domani: il valore dei materiali viene il più possibile mantenuto o recuperato, poiché c’è una minimizzazione degli scarti e degli impatti sull’ambiente. Il rifiuto diventa materia prima e ha così una nuova vita.
Si scrive economia circolare e si legge impresa, lavoro, crescita.
In mancanza di una sintesi parlamentare che avrebbe prodotto una norma statale capace di accelerare il processo, noi non ci siamo fermati. Abbiamo sempre un piano B poiché riteniamo che l’economia circolare sia una delle pietre miliari del futuro green che stiamo costruendo, mattone dopo mattone. Chi non crede al cambio di paradigma economico appartiene al passato e non ama il futuro dei propri figli e nipoti. Abbiamo un obbligo, un dovere morale: non guardare solo all’immediato ma costruire il futuro.
Ecco quindi che abbiamo costituito una task force all’interno del Ministero dell’Ambiente che sta provvedendo a scrivere i decreti end of waste, cioè i decreti che ad esempio definiscono che alcuni tipi di rifiuto possono non essere più considerati tali e possono essere trasformati in materia prima seconda, cioè nuova materia prima, nuovi prodotti. Il procedimento non è veloce perchè ci sono molti passaggi istituzionali e burocratici da seguire ma siamo cocciuti e determinati e ce la stiamo mettendo tutta.
Abbiamo iniziato con il decreto end of waste sui prodotti assorbenti per la persona (ogni anno nel nostro Paese produciamo 900 mila tonnellate di rifiuti di questo tipo), che ha già passato tutte le fasi autorizzative e ora è in attesa del visto europeo per poter diventare operativo. È un decreto molto, molto atteso: il distretto del riciclo si trova in Veneto e le imprese utilizzano una tecnologia tutta Italia.
Seguirà quello sulla gomma vulcanizzata granulare (350 mila le tonnellate di gomma raccolte all’anno), quello sui rifiuti da costruzione e demolizione (51 milioni di tonnellate annue) e ancora quello sulle plastiche miste (450 mila tonnellate), il cui recupero consente numerose applicazioni delle plastiche miste recuperate come aggregati nelle malte cementizie, nei bitumi e negli asfalti, in diverse tecnologie di trasformazione e in processi di riduzione in impianti siderurgici.
Sono passaggi tecnici che costruiscono un percorso virtuoso, un sfida che non possiamo assolutamente perdere. Migliorare gli strumenti a disposizione, dunque, introdurre provvedimenti nuovi come quelli cui accennavo prima, incentivare le imprese del settore, promuovere un’economia verde a tutto tondo sono solo alcuni piccoli, ma grandi passi, nella stessa direzione: il bene dell’Italia, il bene dei cittadini italiani.