Jean Paul Fitoussi è un economista francese di livello internazionale e oggi, per l’ennesima volta, ha squarciato il velo di menzogna che ricopre il dibattito politico in Italia. Lo ha fatto in un’intervista all’agenzia di stampa AdnKronos, riconoscendo al governo italiano i suoi meriti nel difficile momento dell’economia mondiale.
La recessione tecnica di fine 2018 non dipende dal governo italiano, anche perché la nostra prima manovra è entrata in vigore solo a gennaio 2019. Tutto il mondo avanzato da alcuni mesi sta pagando un forte rallentamento economico, compresa la Cina e soprattutto la Germania. In un contesto di debole domanda estera per le nostre esportazioni, quindi, è un’ottima idea stimolare la domanda interna di famiglie e consumatori, anche grazie a misure come il Reddito di Cittadinanza e Quota 100, che Fitoussi definisce “buone notizie”.
Secondo il professore, docente all’Istituto di Studi Politici di Parigi e alla LUISS di Roma, l’economia italiana “poteva andare peggio”, anche perché “non sappiamo quale sarebbe stato il tasso di crescita senza questo governo. Avevamo le previsioni dell’anno scorso e queste previsioni si sono rivelate errate per tutti i Paesi”. In sostanza Fitoussi riconosce quello che andiamo ripetendo da settimane, nonostante il sistema mediatico voglia far credere ai cittadini che solo l’Italia è in difficoltà.
Sono decine gli economisti del livello di Fitoussi che appoggiano la nostra battaglia contro l’austerità europea, perché hanno studiato nei minimi dettagli cosa è accaduto nell’ultimo decennio.
Nel 2008 una crisi finanziaria gravissima con epicentro negli Stati Uniti ha contagiato tutte le economie avanzate, con la differenza che in Europa si è risposto con le folli politiche di austerità invece che attraverso un piano di rilancio economico e occupazionale. È esplosa la povertà e l’esclusione sociale, sono crollati gli investimenti e molti Paesi, tra i quali l’Italia, hanno scontato una doppia recessione, nel 2008-2009 e nel 2011-2013.
Dal 2014 la crescita americana e cinese, insieme al basso prezzo del petrolio, alla svalutazione dell’euro e alle politiche monetarie espansive della Bce, hanno aiutato le economie europee a rialzarsi, ma l’Italia non ha sfruttato quella finestra positiva preferendo rispettare il Fiscal Compact e le direttive della Commissione Europea. Nel periodo 2014-2018 l’Italia è cresciuta pochissimo, posizionandosi stabilmente in fondo alla classifica del continente.
A metà 2018 però si è insediato il governo Conte, che ha deciso di intavolare una trattativa a testa alta con l’Europa governata dai partiti amici del Pd e di Forza Italia. Abbiamo portato a casa il Reddito di Cittadinanza, Quota 100, la riduzione della pressione fiscale sulle piccole medie imprese e un piano di investimenti da 15 miliardi nel triennio. E lo abbiamo potuto finanziare anche grazie ad un deficit maggiore di quello che avrebbe accettato il Pd. Non vogliamo neanche immaginare a cosa saremmo andati incontro come Paese se in questa difficile fase economica globale il deficit si fosse ridotto ancora e l’Iva fosse aumentata fino al 25%. Il Pd aveva promesso a Bruxelles un deficit all’1,2%, cioè 16 miliardi di euro in meno rispetto al deficit al 2,04% che abbiamo ottenuto noi. Nel 2021 col Pd al governo saremmo arrivati addirittura al pareggio di bilancio. Significava distruggere definitivamente imprese e famiglie, far esplodere il sistema bancario e alimentare il rapporto debito/Pil, perché se il denominatore si riduce il rapporto può solo aumentare.
Fortunatamente li abbiamo mandati a casa, e adesso a gestire una fase oggettivamente complicata c’è un governo che si rifiuta di applicare servilmente la solita cura di tagli lineari e sacrifici. Al contrario abbiamo deciso di redistribuire le risorse, aiutando i più deboli a rialzarsi e i giovani a trovare un lavoro stabile grazie al pensionamento meritato di centinaia di migliaia di anziani e al decreto dignità. Risarciremo a brevissimo i risparmiatori truffati dalle banche, dopo aver stanziato 1,5 miliardi in un fondo apposito. Pensiamo a rilanciare gli investimenti, con un piano da 11 miliardi in 3 anni per ricostruire il territorio e con la semplificazione del Codice degli Appalti. Aiutiamo le nostre imprese, che stiamo sgravando dall’Imu sui capannoni e che faremo felici proprio stimolando la domanda interna e i consumi della famiglie.
E ringraziamo chi, come Fitoussi, ha l’onestà intellettuale di riconoscere il nostro lavoro, che è appena iniziato e sta dando già i primi risultati concreti.