Cosa ne sarà delle tante professioni che oggi ci sembrano indispensabili? Il video con il quale abbiamo dato il via a questa riflessione a puntate sul futuro del lavoro citava tra gli altri l’esempio dei veicoli a guida autonoma che sono già realtà sulle strade di molti paesi, dagli Stati Uniti all’Inghilterra. Se è vero che probabilmente l’autobus sarà uno degli ultimi veicoli a incrociare questo destino (se siete conducenti di autobus, quindi, per il momento potete stare tranquilli), non si può dire la stessa cosa per taxi e ncc. Se questo è il vostro lavoro e ogni giorno vi confrontate con le difficoltà del traffico di città, con ingorghi e cantieri, con incidenti e deviazioni, probabilmente starete pensando che prima che un robot sia in grado di gestire l’imprevisto che nella vita di un tassista è il quotidiano, passeranno decenni. In parte, forse, avreste ragione, almeno a sentire il capo del centro ricerche Nissan in Silicon Valley dove, nonostante anni di ricerca e sperimentazioni, ancora non sono riusciti a risolvere questo problema.
Eppure potreste dover cambiare presto lavoro e forse in meglio.
Negli Stati Uniti, infatti, stati come la California sono molto avanti nella legislazione sui veicoli a guida autonoma e la legge prevede già ora che sia necessario un controllo umano da remoto. Un po’ come quando prendiamo l’ascensore: non c’è più il commesso che ti accompagna, ma c’è sempre un pulsante che in qualunque momento e in caso di necessità può metterti in contatto con un operatore in carne e ossa in grado di gestire l’emergenza.
Questo approccio sta favorendo la nascita di aziende che propongono soluzioni di controllo da remoto di auto a guida autonoma. E se sulle strade pubbliche tutto questo è ancora poco diffuso e presente essenzialmente a livello sperimentale, nel settore industriale e minerario è già una realtà consolidata. Una di queste startup è la Designated Driver, con sede in Oregon, che consente a conducenti umani certificati di prendere il controllo in remoto di un veicolo a guida autonoma in caso di malfunzionamento o se incontra una situazione straordinaria che non è in grado di gestire. Tecnicamente tutto questo rientra nel campo delle teleoperazioni, settore che rappresenterà per alcuni anni una fetta importante del più vasto e ricco ambito dei veicoli a guida autonoma, un mercato stimato in 7 triliardi di dollari entro il 2050.
Non è un caso, quindi, se la Designated Driver non sia l’unica società a operare in questo campo. Waymo, General Motors, Cruise, Nutonomy, Zoox, Drive.ai, Uber e la stessa Nissan stanno lavorando per elaborare soluzioni che da una parte soddisfino le normative che entreranno a breve in vigore anche in altri stati americani e in altri paesi nel mondo e dall’altra consentano un’accelerazione nella diffusione dei veicoli a guida autonoma. Il nodo da sciogliere è quello della latenza: il controllo da remoto non può funzionare se l’operatore resta indietro rispetto a quello che accade anche solo di un secondo. La ricerca, quindi, si è concentrata molto su questo aspetto e alla Designated Driver sembra che siano riusciti a ridurre il tempo di latenza fino a meno di 100 millisecondi, utilizzando una tecnologia simile a quella impiegata da Netflix per la trasmissione in streaming.
Se su questo fronte si sono fatti progressi più che significativi, resta da capire il grado di impegno che il lavoro di pilota da remoto comporta per l’operatore, che di fatto ha a disposizione tutti gli strumenti come se fosse in auto al posto di guida (dalle frecce alla retromarcia). Sebbene le norme in vigore attualmente in California richiedano solo una patente di guida valida, le aziende che stanno operando nel settore delle teleoperazioni stanno predisponendo sistemi di formazione ad hoc e di certificazione dei piloti da remoto. Il futuro di molti autisti, dunque, potrebbe essere più comodo e meno usurante di oggi.