E’ grazie all’impegno del ministro Bonafede e del MoVimento 5 Stelle che finalmente i magistrati possono contare pienamente sull’impiego dei “trojan” nelle loro indagini. Si tratta di strumenti utilissimi per gli inquirenti, e l’inchiesta sulla sanità umbra e il PD locale lo ha dimostrato nei fatti. Nello scandalo che ha visto finire agli arresti politici locali “dem” e dirigenti sanitari le intercettazioni hanno un ruolo fondamentale, e lasciano intravedere i meccanismi di un sistema che gli stessi protagonisti riconoscono essere al di fuori della legge.
E’ uno degli indagati, in una conversazione registrata dagli investigatori, a confessare al suo interlocutore che se fosse intercettato “verrebbero fuori 5 reati ogni ora”. Ecco, probabilmente è in una frase come questa che c’è tutto il senso del lavoro che abbiamo fatto per ampliare l’impiego dei “captatori informatici”: i disonesti non possono più condurre i loro affari sporchi con disinvoltura. I pm umbri, anche con il contributo della nostra norma, sono riusciti a raccogliere prove sufficienti per arrestare, tra gli altri, il segretario del Pd locale e l’assessore regionale alla Sanità. Lo stesso PD, con la riforma Orlando, aveva inspiegabilmente ristretto l’impiego dei “trojan”.
Noi, con la nostra legge “spazzacorrotti” non solo abbiamo rimesso le cose a posto ma abbiamo anche esteso l’utilizzo dei “captatori informatici” alle indagini per delitti contro la pubblica amministrazione. Il risultato, oggi, è sotto gli occhi di tutti: i pubblici ministeri hanno a disposizione uno strumento formidabile per fermare i disonesti e metterli di fronte alle loro responsabilità.