L’immigrazione è una sfida europea e come tale va affrontata. Dobbiamo affrontare le cause profonde che spingono i migranti a lasciare la loro terra e queste vanno ricercate in loco, nei Paesi più poveri del pianeta dove, in molti casi, i dittatori fanno il bello e il cattivo tempo e potenti multinazionali sfruttano le risorse locali per un mero vantaggio economico. È in questo cortocircuito che la disperazione, il disagio sociale, la disoccupazione, la crisi idrica, la guerra e la povertà si trasformano in migrazione verso l’Europa, anche irregolare. Bisogna prendere atto di questo fenomeno e dare delle risposte concrete per affrontarlo nella legalità.
Per il Movimento 5 Stelle serve, dunque, una forte assunzione di responsabilità di tutti gli Stati Europei attraverso l’elaborazione di un piano di sviluppo e per la cooperazione internazionale che sia efficace e inclusivo.
Questo piano deve dare una priorità al finanziamento trasparente dei fondi alla cooperazione internazionale e, in particolare, ai programmi di sostegno allo sviluppo rurale, all’agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare, all’istruzione e alla formazione professionale. I progetti finanziati devono creare lavoro, devono essere rispettosi dell’ambiente, delle comunità locali, devono sostenere le piccole e medie imprese e devono puntare anche a un reinserimento nella propria terra d’origine di tanti giovani africani. I progetti devono ridare a un popolo intero la speranza e l’orgoglio per la propria terra.
I fondi destinati allo sviluppo devono essere usati per attuare politiche di sviluppo e non finanziare indirettamente le politiche neocoloniali di alcuni Paesi. Solo così si potranno aggredire le cause profonde della migrazione. Maggiore sviluppo vuol dire anche maggiore istruzione e dunque minore radicalizzazione e maggiore tutela per i diritti fondamentali.
Un’attenzione particolare deve essere data alle donne e alle altre categorie di soggetti vulnerabili. La cornice nella quale attuare la cooperazione allo sviluppo è quella dettata dagli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite. I Paesi terzi devono essere coinvolti – attraverso tutti gli attori locali e la società civile – nella fase di progettazione e di esecuzione degli aiuti. La questione energetica e quella infrastrutturale è di primaria importanza per lo sviluppo, ma bisogna vigilare per evitare speculazioni di multinazionali e dei Paesi che hanno appetiti neocoloniali. Gli accordi commerciali devono essere condizionati al rispetto dei diritti umani.
ACCORDI PER I RIMPATRI: FARE DI PIÙ E MEGLIO
Chiediamo procedure di rimpatrio più veloci. Oggi i rimpatri vanno troppo a rilento. Vi sono problemi di natura politica: manca la cooperazione dei Paesi terzi nell’identificare e riammettere i propri cittadini, ma anche problemi di natura tecnica come, per esempio, l’incapacità di verificare l’identità delle persone da rimpatriare. In molti Paesi terzi, infatti, ci sono enormi lacune negli archivi delle anagrafi oppure manca una reale amministrazione locale.
L’Unione europea ha un potere negoziale decisamente superiore rispetto a quello dei singoli Stati membri. Ecco perché proponiamo che gli accordi di riammissione vengano conclusi a livello europeo. Ad oggi sono una ventina quelli conclusi dall’UE più una serie di accordi bilaterali tra Stati membri e Paesi terzi. Bisogna fare di più.
È importante utilizzare tutti gli strumenti che l’UE ha a disposizione per incentivare i Paesi terzi a cooperare nei rimpatri usando, ad esempio, agevolazioni in materia di visti. Servono inoltre incentivi commerciali o finanziari, anche al fine di fornire i mezzi per sviluppare le capacità e gli strumenti tecnici necessari ad agevolare il riconoscimento dei propri cittadini.
Chiediamo di migliorare la direttiva rimpatri promuovendo i rimpatri volontari e incentivandoli grazie ai fondi europei. Esistono già programmi di rimpatrio volontario assistito gestiti dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (IOM) che potrebbero essere potenziati tramite la concessione di maggiori fondi affinché il rimpatrio volontario diventi una vera alternativa e un’occasione di riscatto. In molti casi i migranti stessi sono all’oscuro di questa opzione. Ecco che allora diventa cruciale informare il migrante fin dall’inizio sulla possibilità di un rimpatrio volontario. Dall’Europa ci aspettiamo soluzione concrete e non le solite chiacchiere che non risolvono i problemi dei cittadini.