La norma sui rider è pronta. Sarà inserita nella legge sul salario minimo che è in discussione in questi giorni al Senato. Se potremo, proveremo a farla diventare legge anche prima, inserendola nella fase di conversione del “decreto crescita”, ma su questo ci sarà bisogno dell’autorizzazione dei presidenti delle Camere.
Ci avevamo già provato nel decreto reddito di cittadinanza, ma la norma era stata esclusa per estraneità di materia. Inoltre un disegno di legge ad hoc richiederebbe troppo tempo.
Purtroppo la “norma riders” non è stata varata subito, perché prima di approvarla abbiamo voluto provare in tutti i modi la strada della concertazione: siamo riusciti a far sedere attorno ad un tavolo le aziende di food delivery, le associazioni dei rider e le parti sociali, ma alcune divergenze incolmabili non ci hanno permesso di approdare alla sottoscrizione di un accordo.
La norma che stiamo per approvare ha l’obiettivo di tutelare lavoratori il cui stipendio dipende da un algoritmo e che non hanno tutele minime.
La strada che rivoluziona il mondo della gig economy è ormai tracciata. I lavoratori del terzo millenio avranno finalmente più diritti e tutele tra cui:
• Copertura Inail per gli infortuni
• Migliore contribuzione Inps che supera la gestione separata
• divieto di retribuzione a cottimo.
Potevamo fare prima forse, era anche il nostro obiettivo, ma una norma molto specifica e innovativa va approntata con attenzione. Quindi sebbene non andato a buon fine, il tavolo di concertazione era doveroso per provare a mediare tra le parti in campo.
Prima delle leggi, un Ministro deve sempre provare a far dialogare gli attori in campo.
Presto quei ragazzi potranno finalmente essere definiti lavoratori e non sfruttati.