27 anni fa, oggi, avveniva la maledetta strage di Capaci che ha causato la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e della scorta composta da Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani.
Ma oggi è un giorno, una ricorrenza. Io penso invece che commemorare la morte di uno degli eroi di questa nazione, non significhi limitarsi al minuto di silenzio che oggi giustamente gli tributeremo. Commemorare il giudice Falcone è, prima di tutto, per chi come me si ritrova a rappresentare lo Stato, una responsabilità. Lo dico perché, anche al governo, il nostro messaggio è sempre stato chiaro: le Istituzioni devono essere sempre intransigenti nei confronti di mafie e corruzione. Perché girarsi dall’altra parte, o tollerare questi fenomeni, significa essere complici!
Siamo grati al giudice Falcone e alle sue intuizioni nel contrasto alla criminalità organizzata. Dobbiamo rendere giustizia ogni giorno a chi ha lottato e lotta contro la criminalità per la libertà degli italiani. Ma dobbiamo anche ricordarci che le commemorazioni servono solo se seguite da azioni coerenti.
Il nostro impegno è difendere sempre i valori e la cultura della trasparenza e della legalità. Oggi, come sempre, è doveroso ricordare l’esempio di uomini e donne che hanno dato la vita per lo Stato. Questo, più di ogni altra cosa, significa far camminare le loro idee sulle nostre gambe.