All’incontro della Rousseau Open Academy abbiamo parlato tanto di digitale e di dati, della questa grossa mole di informazioni che ci sta invadendo. L’aspetto interessante su cui mi sono soffermato a riflettere è la velocità del cambiamento, su come l’innovazione tecnologica continua ad apportare cambiamenti e come noi non siamo pronti a valutare bene quelli che sono gli impatti sia in senso positivo che negativo. Sarà, quindi, fondamentale allenare e formare le nostre menti per comprendere questi veloci cambiamenti.
Prima eravamo nell’era definita dell’informazione, poi nell’era della relazione, dove il valore era nell’interazione, ma ora stiamo velocemente entrando in una nuova era quella del dato: il valore è nella correlazione dei dati (è proprio questo aspetto che fa dell’intelligenza artificiale una risorsa fondamentale). Solo per fare un esempio in un futuro non troppo remoto compreremo il computing come compriamo l’energia elettrica.
Noi stiamo “entrando” in questa nuova era spinti da frenetici cambiamenti, ma senza avere gli strumenti necessari per “viverci”. Alla base di tutto, a mio avviso, ci devono essere dei prerequisiti fondamentali: il diritto di accesso al digitale, che comprende il diritto di accesso alla rete gratuita e neutrale, ma soprattutto il diritto all’alfabetizzazione e allo sviluppo della competenza digitale. Un programma di educazione digitale per permettere alle menti future di essere “allenate” a comprendere i cambiamenti continui e veloci è fondamentale. Perché non potendo seguire tutti i singoli cambiamenti dobbiamo trovare un modo per avere uno strumento di interpretazione della realtà, e questo strumento è la formazione.
Bisognerebbe cambiare il modo di fare formazione nelle scuole, far partire un programma di educazione digitale per fare in modo che lo spazio digitale dia benessere allo spazio mentale e fisico dei cittadini nel loro insieme e del singolo cittadino. Quella di cui vi sto parlando non è un’utopia, in alcuni paesi, soprattutto del nord Europa, si sta cominciando ad affrontare il problema.
Nella mia visione il diritto di accesso alla rete dovrebbe essere modificato in: “Diritto di accesso neutrale al digitale pari ed equo per tutti”. Questo è l’elemento base per poter poi sviluppare una cittadinanza digitale inclusiva.