C’è un grido sordo, un grido di aiuto, che viene dal nostro mare e dai nostri fiumi, che sempre di più sono soffocati dalla plastica.
Il mondo dell’arte ha da sempre la funzione sociale di esprimere gli allarmi, i malesseri e le inquietudini del tempo, e anche oggi sa cogliere quella che è la questione di questo secolo: l’inquinamento dei mari e dei fiumi.
Il fiume Sarno ad esempio, come ha documentato da Greenpeace, alla sua foce è devastato da una quantità enorme di rifiuti. Il Sarno è considerato infatti il fiume più inquinato d’Europa. Qui centinaia di bambini hanno raccolto la plastica sulle rive. Un’iniziativa portata avanti dall’artista Nello Petrucci, da sempre in prima fila con le sue creazioni per sensibilizzare le persone sul tema dell’inquinamento della plastica nei mari.
Plastic River: l’arte che sfida la plastica
Nello Petrucci è un artista italiano che, con le sue creazioni, vuole promuovere la difesa di un ambiente troppo a lungo violato. La sua opera ‘Plastic River’ è un’allegoria dei nostri tempi: un pesce con in bocca sacchetti di plastica a simboleggiare quanto la presenza di questo materiale nelle acque marine stia distruggendo fauna e flora di questi ambienti.
Nello Petrucci non si limita alla rappresentazione artistica e organizza iniziative per intervenire concretamente sull’ambiente al fine di bonificarlo.
Twin Bottles
La metafora della plastica che soffoca il mare prende la forma di due enormi bottiglie d’acciaio inossidabile a pelo d’ acqua sul Canal Grande. Una è lucida e strizzata come un rifiuto, sull’altra sono impresse foto che documentano l’inquinamento in ogni parte del mondo. L’ installazione, davanti al Casinò, è opera dello scultore albanese Helidon Xhixha e del giovane fotografo svizzero Giacomo ‘Jack’, accomunati dalla passione per le immersioni subacquee.
La plastica diventa acciaio per un concetto unico: salviamo i mari del mondo.
Le Sirene odiano la plastica
È dal 1861, anno della sua invenzione, che la plastica è presente sul nostro pianeta. Da allora è passato più di un secolo e mezzo e l’esubero di tale materiale sembra sotto gli occhi di tutti.
Il fotografo Benjamin Von Wong è partito da questo assunto per realizzare la sua opera, una serie fotografica provocatoria che riflette sull’eccessiva presenza della plastica sia in mare che in terra.
Questa è una foto tratta dalla serie.
Altri esempi dal mondo.
Ad Auckland, in Nuova Zelanda, l’artista Brydee Rood ha creato una manica a vento con le buste di plastica, lunga quanto un campo da calcio, e l’ha intitolata “Che i venti non ci portino in mare”.
A Bali è spuntata la scultura di Baruna, il dio balinese del mare, che è furioso a causa delle enormi quantità di rifiuti finiti in acqua.
A Hong Kong un architetto ha creato una sfera di plastica da 400 kg e l’ha dipinta, creando una sorta di buco nero che pesa quanto i rifiuti plastici generati dagli abitanti di Hong Kong in un solo minuto.
A Bangkok sono invece state create installazioni raccogliendo 50mila buste, tante quante la capitale della Thailandia getta via ogni minuto.
A Pechino parole tradizionali cinesi sulla natura sono state proiettate su grandi strisce di plastica riciclata, mentre a Singapore è un work in progress la struttura creata con le bottiglie, che quando sarà finita misurerà 120 metri.
Altre opere d’arte sono state installate a Davao, Manila, Shanghai, Seoul e Tokyo.
Il messaggio, che viene dal mondo dell’arte, in tutto il mondo è uno solo: nonostante la situazione a livello ambientale sia gravemente compromessa il cambiamento è possibile. Basterebbe ridurre l’uso della plastica nella vita quotidiana e incentivare le persone vicine a voi a comportarsi di conseguenza.
Il cambiamento inizia da te.