Lo scorso 14 marzo, una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, ha stabilito che i servizi offerti dalle autoscuole per conseguire la patente B e la C1 non possono essere esenti da IVA, esenzione prima ritenuta possibile perché i corsi di guida si assimilavano alle attività didattiche ed educative offerte da scuole e università.
La conseguenza più pesante di questa pronuncia è stata la scelta dell’Agenzia delle Entrate di rendere retroattivi i suoi effetti: ha stabilito, infatti, che le scuole guida debbano pagare l’IVA non versata per queste categorie di patenti negli ultimi 5 anni. L’interpretazione estensiva dell’Agenzia delle Entrate fa inoltre sì che questi effetti si applichino a tutte le categorie di patenti, dal ciclomotore a quelle per la nautica.
È quasi superfluo spiegare quali effetti nefasti questo meccanismo produrrebbe sull’intero settore, fatto di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare: ciascuna autoscuola dovrebbe pagare decine di migliaia di euro mai percepiti rischiando di dover chiudere l’attività, peraltro con l’apertura di dispendiosi contenziosi dovuti all’impossibilità di recuperare l’IVA sui servizi erogati dal 2014.
Una situazione assurda alla quale il MoVimento 5 Stelle si è opposto fermamente, soprattutto perché le autoscuole, non potendo rivalersi sui clienti degli ultimi anni, sarebbero costrette al fallimento. Ma anche perché sarebbe ingiusto, oltre che vessatorio, chiedere l’IVA ai cittadini che nei 5 anni passati hanno usufruito del servizio sapendo che era esente.
Ci siamo messi subito al lavoro, di sponda con il governo nella persona del Sottosegretario all’Economia Alessio Villarosa, e abbiamo messo a punto una proposta di legge “Salva Autoscuole” a prima firma della collega deputata del MoVimento 5 Stelle Francesca Anna Ruggiero e del sottoscritto: vogliamo scongiurare il fallimento di queste imprese, tutelando le scuole guida dall’insensato recupero retroattivo dell’IVA degli ultimi 5 anni e i cittadini che hanno usufruito del servizio dall’odiosa imposizione del pagamento di un’imposta che, quando hanno usufruito del servizio, sapevano di non dover pagare.
Abbiamo assunto pubblicamente quest’impegno lo scorso 18 settembre davanti alle associazioni di categoria, UNASCA e CONFARCA, e oggi possiamo dire con orgoglio di aver individuato la norma che ci consentirà di mantenerlo, restituendo una prospettiva di futuro a queste aziende, giustamente e comprensibilmente nel panico da alcune settimane.
La legge Salva Autoscuole è solo un punto di partenza e non intendiamo fermarci a questo: insieme al Governo continuiamo a lavorare per tutelare anche i clienti delle autoscuole, i corsisti e le famiglie italiane, dal peso dell’incremento dell’IVA dallo 0 al 22% imposto dalla sentenza della Corte europea.
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