“Gli Stati che aderiscono al presente Trattato riaffermano la loro fede negli scopi e nei principi dello Statuto delle Nazioni Unite e il loro desiderio di vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi. […]”
“Le parti si impegnano, come stabilito nello Statuto delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolte, in modo che la pace e la sicurezza internazionali e la giustizia non vengano messe in pericolo, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all’uso della forza assolutamente incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite.”
Preambolo e Articolo 1 del Trattato Nord Atlantico (4 aprile 1949)
L’aggressione militare lanciata unilateralmente dalla Turchia contro i curdi nel nord-est della Siria rappresenta un’inaccettabile violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e una gravissima minaccia alla stabilità di tutto il Medio Oriente.
Le forze armate della Turchia hanno invaso uno Stato sovrano violandone la sua integrità territoriale senza che vi sia stata alcuna minaccia o provocazione, senza nessun avallo da parte delle Nazioni Unite e per di più colpendo e terrorizzando la popolazione civile. Già arrivano notizie di donne e bambini uccisi dalle bombe turche e di decine di migliaia di persone in fuga. Si teme una catastrofe umanitaria.
Tutto questo è intollerabile, tanto più perché la Turchia non è uno Stato canaglia ma un membro della Nato: un’alleanza nata per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. L’azione ordinata da Erdogan produrrà esattamente il contrario, colpendo i nostri più preziosi alleati nella lotta al terrorismo dell’Isis, sconfitto ma non cancellato, e creando le condizioni di caos ideali per una sua recrudescenza. Nel Rojava le forze curde dell’YPG hanno in custodia 12mila miliziani del Califfato: già si segnalano ribellioni e attentati.
Luigi Di Maio ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore turco in Italia, condannando con fermezza l’azione di Ankara e affermando che la soluzione alla crisi siriana non può essere militare e unilaterale ma solo politica e multilaterale attraverso il negoziato e il dialogo e il coinvolgimento di Nazioni Unite, Nato e Unione Europea. Istituzioni che, se vogliono mantenere la loro rispettabilità, non possono limitarsi a generiche espressioni di preoccupazione e inutili inviti al rispetto dei diritti umani. Anche la diplomazia può essere forte se esce dall’ipocrisia ed esercita pressioni usando leve efficaci, a partire da quelle economiche.
Già la prossima settimana il Consiglio europeo dovrà discutere la pressante richiesta di Erdogan della terza tranche di finanziamenti europei per il contenimento dei flussi di profughi: altri 3 miliardi di euro dopo i 6 miliardi che il presidente turco ha già intascato in seguito all’accordo voluto dalla Germania nel 2016. Un accordo osceno e pericoloso contro il quale il MoVimento 5 Stelle si è sempre battuto.
Ora che la Turchia sta scatenando una nuova crisi umanitaria in Siria e minaccia l’Europa di ‘liberare’ tre milioni e mezzo di profughi, ora che la pericolosità e la cecità di questa politica europea sta venendo tragicamente a galla, la nuova Europa deve avere il coraggio di non cedere a questo ennesimo ignobile ricatto, a queste inaccettabili minacce, chiedendo lo stop immediato e incondizionato dell’offensiva militare di Ankara, che altrimenti dovrebbe affrontare dure sanzioni economiche, finanziarie e commerciali.
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