Italia 2019: a Venezia l’acqua alta supera i 180 cm.
Italia 2050: il livello dell’acqua lungo le nostre coste sale di 30 cm.
Italia 2100: il livello del mare può aumentare di oltre un metro.
Nei giorni in cui arriva la drammatica conferma di un nuovo record di concentrazione di gas serra in atmosfera, con le concentrazioni medie globali di anidride carbonica passate da 405,5 parti per milione (ppm) nel 2017 a 407,8 ppm nel 2018, le conseguenze del surriscaldamento globale si mostrano plasticamente con l’acqua alta record di Venezia, Grado, Trieste, oltre che con gli eventi meteorologici che sconvolgono molte aree del Paese. E insieme ai ghiacciai che si sciolgono più velocemente del previsto, anche le previsioni di innalzamento dei mari italiani e globali vengono riviste al rialzo dall’Ipcc.
Nel nostro Paese non è solo l’Alto Adriatico in pericolo: sono 40 le aree costiere italiane ritenute a rischio sommersione dal modello di calcolo messo a punto dall’Enea con il Mit di Boston e il contributo della comunità scientifica italiana. Lo scorso anno questo modello ha consentito di aggiungere alle aree già mappate in tutta Italia 7 nuove località che potrebbero finire parzialmente sommerse a fine secolo: Pescara, Martinsicuro (Teramo) e Fossacesia (Chieti) e Lesina (Foggia) sul versante Adriatico, a cui si aggiungono i 6 kmq di territorio a Granelli (Siracusa), i circa 2 kmq di Valledoria (Sassari) e qualche centinaio di mq a Marina di Campo sull’Isola d’Elba (Livorno).
La mappa del rischio aveva invece già individuato in precedenza altre aree: Alto Adriatico tra Trieste, Venezia e Ravenna, golfo di Taranto, piane di Oristano e Cagliari, La Spezia in Liguria, la Versilia e il grossetano in Toscana, Fiumicino e area di Fondi nel Lazio; in Campania le piane del Sele e del Volturno, in Calabria Gioia Tauro (Reggio Calabria) e Santa Eufemia (Catanzaro), in Sicilia le coste di Catania e delle isole Eolie.
Il Mediterraneo, per la sua posizione geografica, è destinato ad aumentare di livello accogliendo le acque dell’Oceano Atlantico e del Mar Nero, dove il livello delle acque è più alto rispettivamente di 20 e 50 cm. A questo si aggiunge che negli ultimi 2 decenni l’impennata della temperatura media globale ha determinato anche un’accelerazione dell’innalzamento del livello medio degli oceani, che negli ultimi 20 anni è cresciuto di 3,4 millimetri l’anno. Ne consegue che l’Italia a fine secolo potrebbe vedere sommersi 5.686,4 kmq di pianura lungo 384,8 km di costa. E questo dato riguarda soltanto le 13 aree mappate delle 40 considerate a rischio.
Sulle coste del nostro Paese vive metà della popolazione, così come in tutto il Pianeta almeno un miliardo di persone vive a meno di 10 metri sul livello del mare. Secondo un’indagine di Climate Central, pubblicata sulla rivista Nature, se i ghiacciai continueranno a sciogliersi al ritmo attuale, 300 milioni di persone che vivono in aree costiere saranno sommerse dall’oceano almeno una volta l’anno entro il 2050. È facile immaginare le conseguenze: migrazioni forzati, delocalizzazione di intere città e industrie, danni alle falde acquifere, all’agricoltura e all’economia in generale. Trattandosi di un fenomeno di scala globale, anche la risposta lo è, ma il nostro Paese deve fare la propria parte, sia nella riduzione delle emissioni “climalteranti” con una vera e propria rivoluzione energetica e l’abbandono di petrolio e carbone, sia preparandosi a questi cambiamenti epocali con politiche di adattamento, realizzando cioè localmente interventi in grado di arginare l’innalzamento delle acque, l’erosione e le mareggiate che saranno sempre più frequenti.
Il MoVimento 5 Stelle è consapevole dell’urgenza di una risposta rapida ed efficace. Il combinato disposto di decreto clima, legge di Bilancio e collegato ambientale rappresentano il nuovo tassello di una strategia di medio e lungo termine già partita a inizio legislatura con la sospensione dei permessi di ricerca di idrocarburi, lo stop al carbone dal 2025 e altri ecoincentivi.
Dopo il via al Piano nazionale integrato per l’energia e il clima, il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha confermato che entro giugno 2020 sarà portato a compimento anche l’iter del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. La complessità della battaglia implica una vasta gamma di strumenti e soluzioni da mettere in campo, dalla diplomazia alla legislazione, dalla riconversione dell’industria alle pratiche quotidiane di ogni cittadino.
È una battaglia che si vince insieme e solo se ciascuno fa la propria parte, senza perdere altro tempo prezioso.