Di seguito l’intervista di Maurizio Caprara a Luigi di Maio per il “Corriere delle Sera”:
«Sicuramente l’Egitto è un Paese cruciale per la stabilità del Mediterraneo. Se si vogliono difendere i diritti umani e si vuole la verità su Giulio Regeni non si può prescindere da una relazione con l’Egitto», diceva ieri sera Luigi Di Maio sull’Airbus A319 dell’Aeronautica che lo portava a Parigi da Pristina, Kosovo, ultima tappa di un giro nei Balcani tra vento gelido, palazzine kosovare mai completate che sembrano disegnate da bambini con il righello, un paesaggio in cui spiccano antenne, tralicci e qualche minareto bianco.
Mai dire mai resta in politica una regola fondamentale. Così il ministro degli Esteri dei Cinquestelle, in teoria un estremista rispetto a Matteo Renzi, affronta adesso i rapporti con Il Cairo in maniera più realistica di quello che fece il presidente del Consiglio di allora quando nel 2016 richiamò a Roma l’ambasciatore d’Italia senza ottenere granché sulla fine del dottorando italiano di Cambridge, massacrato dalla sicurezza egiziana. E adesso c’è una nuova cattura che accresce l’attualità di quel caso.
Ministro, quali notizie ha su Patrick George Zaki, studente di 27 anni all’Università di Bologna, arrestato tra il 6 e l’8 febbraio mentre andava a trovare la sua famiglia in Egitto? È accusato tra l’altro di «promozione di terrorismo e violenza», ma a quanto si sa finora è soltanto critico verso il regime del presidente Abdel Fattah al Sisi.
«Si è svolto poco fa un incontro tra il nostro ambasciatore al Cairo Giampaolo Cantini e Mohamed Fayek che presiede il Consiglio nazionale egiziano per i diritti umani. L’ambasciata sta portando avanti tutte le azioni che servono non solo per ottenere tutte le informazioni, ma per interessare i cosiddetti organi di garanzia».
La famiglia di Zaki sostiene di non essere mai stata contattata dalla nostra ambasciata al Cairo.
«Il ragazzo è egiziano. Comunque, al di là della nazionalità, l’Italia è sempre impegnata per il rispetto dei diritti umani. Abbiamo chiesto che l’Italia possa seguire tutti i passaggi del processo».
L’avvocato di Zaki ha affermato che lo studente è stato torturato, la sua Organizzazione non governativa Egyptian initiative for personal rights, ha parlato anche di elettroshock.
«Stiamo attivando tutti i soggetti per conoscere che cosa è successo».
Che cosa risponde a quanti di tanto in tanto chiedono il rientro del nostro ambasciatore?
«Quando ho visto i genitori Regeni ho detto: ci eravamo dati l’obiettivo di riattivare gli incontri tra Procure del Cairo e di Roma. Al 28 novembre scorso era un anno che non avevano riunioni. Il 14 gennaio c’è stato un contatto e mi auguro che possano essercene altri appena a Roma verrà nominato il nuovo Procuratore capo. È evidente che la presenza dei nostri diplomatici al Cairo ci permette di far funzionare tutti i canali. E vogliamo non solo gli effetti personali, bensì le punizioni dei colpevoli».
Su impulso della presidenza del Consiglio, era in programma la fornitura all’Egitto di due fregate «Fremm» di Fincantieri. Valore, un miliardo e duecento milioni. A quale punto è l’intesa?
«Il governo non ha preso alcuna decisione. C’è un negoziato tra Fincantieri e l’Egitto. Se ci sono commesse del passato e i prodotti stanno arrivando adesso non si può rispondere. Comunque il contratto di vendita non c’è mai stato».
Bloccare la vendita di queste navi, come spera la concorrenza francese, non è autolesionista? O aumenta forse le possibilità di influire sulle scelte del Cairo?
«Non sono questi i termini dell’Italia quando si pone di fronte a un altro Paese».
Con oltre 104 milioni di abitanti l’Egitto, che ha indubbiamente stravolto diritti e ferito libertà al suo interno, è il Paese più popolato tra quelli arabi. Il terzo dell’intera Africa. Dovunque ci si giri, le sue frontiere sono al confine con terre cruciali: verso Israele e Striscia di Gaza è uno Stato che contribuisce a combattere duramente il terrorismo integralista islamico, verso la Libia appoggia il controverso generale Khalifa Haftar, il Sudan ha i suoi problemi. A quali rapporti punta l’Italia?
«Con l’Egitto dobbiamo parlare. Sulla Libia lo abbiamo fatto nella recente Conferenza di Berlino e lo rifaremo domenica a Monaco nella riunione che le darà seguito».