Il decreto legge sulle intercettazioni finalmente mette ordine e chiarezza in una materia molto delicata: consentire le indagini alle forze dell’ordine ma dall’altra parte tutelare anche la privacy dei cittadini. Già questo presupposto fa comprendere come la materia in questione è veramente sia delicata che urgente. Vediamo ora alcuni punti importanti del provvedimento.
Uno dei primi punti riguarda l’ampliamento dei casi di utilizzo del captatore ambientale, meglio conosciuto come trojan, che potrà essere utilizzato anche nei delitti commessi da incaricati di pubblico servizio nei confronti della pubblica amministrazione. In precedenza, tale possibilità era possibile solo per i pubblici ufficiali. Inoltre, i reati contro la Pubblica Amministrazione sono esclusi da quelli per i quali è necessario indicare in che luoghi e per quale durata può essere attivato il trojan.
Questo passaggio è veramente fondamentale per combattere la terribile piaga della corruzione nella Pubblica Amministrazione. I cittadini volevano una risposta chiara su questo punto e ora finalmente arriva una decisa stretta in questo senso.
Inoltre la parte della riforma Orlando che viene modificata è quella in cui si demandava, a una valutazione discrezionale della Polizia Giudiziaria, la scelta di cosa trascrivere e di cosa annotare di quanto ascoltato nelle intercettazioni, a beneficio del pm. Questa possibilità aveva destato allarme e forte scetticismo in larga parte della pubblica opinione e anche nell’avvocatura, considerata l’astratta possibilità di ledere il diritto di difesa. Ora, invece, la selezione delle intercettazioni rilevanti per le indagini viene affidata al Pubblico Ministero e, inoltre, quest’ultimo ha l’obbligo di vigilare affinché nei verbali non siano riportate espressioni lesive della reputazione delle persone o quelle che riguardano dati personali sensibili, salvo che si tratti di intercettazioni rilevanti ai fini delle indagini.
Questo attento lavoro per convertire il Decreto Legge sulle intercettazioni tutela e rafforza da un lato l’esigenza di perseguire con efficacia reati gravi, che destano allarme sociale e che turbano la convivenza civile e democratica; dall’altro, la necessità dei cittadini di conoscere il contenuto di atti giudiziari o di intercettazioni che hanno rilevanza per la vita politica, economica e pubblica in senso lato, per la onorabilità di chi ha posizione di rilievo negli incarichi pubblici dello Stato.
In poche parole, lo Stato deve poter perseguire chi si macchia di gravi reati, conservando tutte le garanzie costituzionali, e al contempo non deve esserci bavaglio alla libera informazione e, infine, non deve esserci gogna mediatica fine a se stessa.