Di seguito l’intervento, per la rubrica sull’Educazione Digitale del Blog delle Stelle, di Enrica Sabatini Ph.D. in Scienze con Curriculum in E-learning Development & Delivery, laurea specialistica con lode in Psicologia e docente universitaria a contratto nell’ambito delle tecnologie didattiche e dell’apprendimento dei nuovi media. Specializzata nell’analisi dei processi cognitivi, metacognitivi e comportamentali di individui e gruppi sociali impegnati nell’interazione con nuove tecnologie, ha ideato e progettato la funzione e-learning della piattaforma Rousseau e sta curando il progetto della Rousseau Open Academy e della Scuola Open Comuni che ha ideato. Oggi è responsabile della Ricerca e Sviluppo della Piattaforma.
Nell’era del Coronavirus ogni aspetto della nostra vita sembra essere sottoposto a una profonda rivisitazione.
Il modo in cui lavoriamo, ci spostiamo, acquistiamo cibo o manteniamo le relazioni sembra aver subito un brusco cambiamento di rotta. Svuotate dalla normalità dei gesti quotidiani e dalla naturale fisicità dell’incontro, ogni abitudine e ogni azione sembrano dover attendere un battito digitale per rimanere in vita.
II giornale cartaceo che non può essere più acquistato la mattina dall’edicolante di fiducia e che viene rimpiazzato dall’abbonamento online.
La riunione che non può essere più tra le pareti dell’ufficio e che diventa distribuita, mediata, a distanza. “Ci si vede su Skype”. E’ l’imperativo. O la visita del medico che viene sostituita da una telefonata o, se si è più fortunati, da una seduta di telemedicina.
Le regole di comunicazione, le esigenze, la gestione del tempo e persino l’ordine delle priorità vengono così ridisegnate da nuove architetture tecnologiche, sociali e soprattutto mentali. Ed in questo contesto una particolare area di attenzione viene coinvolta o forse, travolta più delle altre: la Scuola. Una scuola che da luogo fisico da raggiungere, diventa nell’era della distanza imposta, un insieme di tecnologie dell’apprendere da ricreare nel soggiorno o nella cucina di casa. Uno spazio intimo, individuale, non più collettivo come per sua natura, che deve essere costruito da zero: un compito arduo per docenti, genitori, nonni e studenti, impreparati all’idea che quella che ieri era una lontana opportunità spesso anche tenuta a debita distanza – l’uso della tecnologia – oggi sia diventata di colpo una improrogabile necessità.
Ed è così che centinaia di istituti scolastici del Paese si stanno organizzando per rispondere a questa nuova esigenza e migliaia di docenti si stanno attivando per formarsi (molti attraverso i webinar gratuiti promossi da INDIRE) e per trasformare – volenti o nolenti – l’idea di scuola che conoscono in qualcosa di profondamente diverso.
Siamo di fronte probabilmente al più imponente e veloce processo di innovazione dal basso che il nostro sistema scolastico abbia mai sperimentato con milioni di studenti e di docenti impegnati per inventare insieme un modello alternativo di apprendimento e di insegnamento che, nel costruirsi, mette a confronto due mondi, due generazioni profondamente diverse – nativi digitali da una parte, immigrati digitali dall’altra – che devono incontrarsi nell’ambito che li rende così diversi: il digitale.
E gli spazi che stanno subendo le maggiori trasformazioni sono già evidenti:
- Ambienti di lavoro che consentono di archiviare e condividere materiali creati utilizzando, per esempio, la Suite di strumenti di Google dedicati all’Educazione che con Classroom e Hangouts Meet permettono di fare videolezioni in diretta, di condividere con tutta la classe immagini, video e link e di intervenire durante la lezione interagendo con il docente e con i compagni
- Community online che vengono create utilizzando strumenti di social networking come Facebook o di messaggistica istantanea come Whatsapp o Telegram
- Lezioni frontali in presenza che diventano “digitali” sfruttando sistemi sincroni e asincroni di web Conference come per esempio Skype o Zoom
- Gruppi di lavoro che sperimentano la condivisione di idee attraverso strumenti di creazione di Mappe Logiche come Cmap, BubblUs o MindMeister
In parallelo o in alternativa, molti docenti e studenti hanno invece deciso di avvalersi di piattaforme che offrono contenuti che possono essere aggregati per realizzare percorsi personalizzati (come per esempio con Bricks Lab) o di utilizzare le piattaforme digitali che in questo periodo hanno deciso di rendere disponibili gratuitamente strumenti per tutte le scuole che vogliano attivare forme di didattica a distanza (come per esempio Treccani Scuola o Rai per la Didattica).
In un contesto di profonda sperimentazione, alcune realtà hanno iniziato ad immaginare di poter utilizzare anche applicazioni educative di realtà aumentata e virtuale per amplificare l’esperienza di apprendimento (come per esempio Sky Map per studiare le costellazioni, Anatomy 4D per esplorare il corpo umano o Google Arts & Culture per visitare a distanza musei, città, opere d’arte in alta definizione) o di promuovere, per la prima volta, l’utilizzo di strumenti di simulazione digitale per lo studio della fisica, della chimica o della biologia (come per esempio i laboratori di Go-Lab) o di “andare oltre” e di sperimentare non solo nuovi strumenti, ma anche nuove metodologie didattiche.
Un esempio particolarmente interessante in questa direzione è quello della cosiddetta “Didattica capovolta” (Flipped classroom” o classe capovolta) che ribalta il percorso di apprendimento “tradizionale” (la lezione in aula dell’insegnante seguita da un secondo momento durante il quale gli studenti svolgono i compiti a casa) sostituendolo con un percorso appunto “rovesciato” che vede un primo momento di studio in cui lo studente apprende in maniera autonoma fuori dall’aula scolastica grazie a strumenti multimediali per poi, in una seconda fase, impegnarsi nello studio la mattina in classe potendo contare sul supporto dell’insegnante che può sperimentare così una didattica personalizzata che valorizza la collaborazione tra gli studenti e, al tempo stesso, l’attenzione al singolo.
A promuovere la diffusione dell’insegnamento rovesciato nel mondo è stata proprio la possibilità, divenuta oggi preponente necessità con l’emergenza del Coronavirus, di accedere in maniera flessibile a contenuti online, disponibili in qualunque momento e da qualunque dispositivo grazie alla diffusione di piattaforme digitali come Coursera, Edx, Udacity, Khan Academy, OpenUpEd, EduOpen o l’italiana WeSchool che mettono a disposizione la possibilità di seguire o di creare, in alcuni casi, lezioni e corsi universitari e non. La fruibilità e l’accessibilità di questi contenuti a tutti è stata la pre-condizione per poter immaginare metodologie didattiche nuove e che come afferma Salman Khan, fondatore proprio della Khan Academy, nel permettere agli insegnanti di avere più tempo per il supporto agli studenti hanno consentito agli insegnanti stessi di “utilizzare la tecnologia per rendere le classi più umane”.
La verità è che come ogni tecnologia – che sia la ruota, la scrittura o la bussola – anche quella di un computer o di un tablet applicata stabilmente per la didattica a distanza nelle scuole potrebbe cambiare radicalmente il modo di gestire il tempo, le relazioni docenti-studenti, le distanze, i percorsi di apprendimento e le metodologie di insegnamento. Così come nel ventesimo secolo il vero potenziale del computer non è stato quello di inventarlo, ma di immaginare che potesse diventare uno strumento individuale e di lavoro per tutti e non per pochi, così oggi la possibilità, per un così gran numero di attori sociali, di usare nello stesso momento storico le nuove tecnologie per modellare e innovare la gestione dei processi di apprendimento e di insegnamento ha aperto, inevitabilmente, la strada ad immaginare che un modello didattico alternativo per il nostro sistema scolastico è possibile.
La responsabilità oggi di come evolverà questo percorso sarà di ognuno di noi – studenti, docenti, genitori o istituzioni – nel decidere, quando questo momento di difficoltà sarà concluso, se inserire una retromarcia o se approfittare della marcia ingranata per mettere a frutto le competenze e le risorse con maggiore efficacia ed innovazione rispetto al passato.
Qualunque sarà la scelta, in fondo, lo sappiamo tutti: la rivoluzione mentale è avviata.
Il nuovo patto formativo che docenti e studenti stanno scrivendo in questi giorni cambierà radicalmente le future regole del gioco. È solo questione di tempo.