È ormai chiaro a tutti che nessuno si salva da solo. Questa emergenza inedita nella quale senza preavviso siamo piombati ce lo ricorda ogni giorno. Ma soprattutto lo ricorda alla politica, che oggi, nonostante la drammaticità di una pandemia globale e senza precedenti dal secondo dopoguerra, ha anche l’opportunità di ripensare e riscrivere senza tentennamenti un nuovo contratto sociale tra i cittadini e lo Stato, per restituire loro fiducia nel futuro e nelle Istituzioni.
A cominciare dal Reddito di emergenza, da introdurre subito e con procedure semplificate. I cittadini hanno bisogno di sapere che lo Stato c’è, che gli tende una mano e sta davvero dallo loro parte nei momenti più difficili.
Il MoVimento 5 Stelle c’è e su questo è sempre stato chiaro: nessuno deve rimanere indietro. Le promesse da campagna elettorale le abbiamo sempre lasciate ad altri, alle parole abbiamo sempre anteposto i fatti. È successo con tantissime misure, poi tradotte in leggi dello Stato da quando siamo al governo; è avvenuto col Reddito di Cittadinanza, che nonostante l’eco di certe sirene da un anno è diventato realtà. Ma il tempo è galantuomo e anche in questo caso a parlare sono i fatti.
E i fatti ci dicono che oggi, senza il tanto vituperato Reddito di cittadinanza, la situazione sarebbe molto più grave e oltre 2 milioni di persone non avrebbero mezzi economici per far fronte alla crisi e sopravvivere.
In un momento come questo, lo Stato ha il dovere di assistere qualunque cittadino sprovvisto dei mezzi necessari per vivere e sopravvivere. Ce lo ricorda l’articolo 38 della Costituzione, ce lo impone la straordinarietà di questa emergenza, ce lo impongono ragioni di ordine pubblico che non possono essere ignorate, soprattutto laddove il tessuto sociale è più fragile e c’è il rischio che il malessere venga strumentalizzato.
La soluzione è un Reddito di emergenza, dedicato a tutti coloro che oggi sono privi di qualsiasi forma di sostegno al reddito, non beneficiano cioè degli ammortizzatori sociali e degli indennizzi previsti dal decreto Cura-Italia o dal Reddito di cittadinanza. Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, ci sta già lavorando. Servono 3 miliardi di euro. Certa politica la smetta di fomentare e strumentalizzare la situazione e si assuma la responsabilità di dare risposte ai cittadini. A partire dal taglio degli stipendi dei parlamentari, esattamente come facciamo noi da sempre per restituirli alla collettività.
La priorità è mettere in sicurezza tutti gli italiani da uno choc economico di dimensioni globali.
È chiaro che le misure del decreto Cura Italia sono una prima risposta all’emergenza e nel decreto di aprile dovremo andare ben oltre quelle previste, come ribadito più volte anche dal governo. Servirà riconfermare gli ammortizzatori sociali e le misure di sostegno al reddito per i lavoratori e andranno rafforzati e agevolati gli strumenti di accesso al credito per le imprese. Per sostenere il Sistema Italia serve altra liquidità, occorre mettere in sicurezza il nostro tessuto imprenditoriale, composto da milioni di piccole e medie imprese, che fanno del Made in Italy un’eccellenza nel mondo. Non possiamo permetterci che, una volta abbassata la saracinesca, non la riaprono più e anche su questo stiamo lavorando.
Ma ora serve lo sforzo di tutti per introdurre uno strumento che assicuri a tutti i cittadini pari dignità e non lasci nessuno indietro.
Uniti ce la faremo.