Ci sono parole che non hanno bisogno di particolari interpretazioni. Frasi limpide, che è sufficiente leggere esattamente nella forma in cui sono state pronunciate. E’ il caso delle parole riferite ieri dalla Corte dei conti in Commissione lavori pubblici del Senato, dove stiamo svolgendo un’indagine conoscitiva sul sistema delle concessioni autostradali. Leggete questo passaggio, testualmente riportato dai giudici contabili a proposito della Convenzione ottenuta da Autostrade nel 1997, l’atto da cui tutto ebbe inizio. Una sorta di peccato originale.
“La Convenzione madre dal punto di vista tecnico è illegittima”, hanno spiegato in Commissione i magistrati contabili, “perché non ha superato il vaglio della Corte dei conti. Nel 1997 fu ricusato il visto sulla Convenzione sostanzialmente per la violazione dei principi comunitari. Il Governo chiese la registrazione con riserva e in quella sede, pur dovendo per legge poi registrarla, le Sezioni riunite della Corte dei conti ribadirono l’illegittimità della Convenzione madre, da cui poi sono nate tutte le altre. La Convenzione è quella relativa ad Autostrade per l’Italia”. Questo, voglio ribadirlo, è ciò che ha testualmente detto ieri la Corte dei conti davanti alla Commissione lavori pubblici.
C’è poco da commentare. Per l’ennesima volta, dopo le censure già espresse negli anni scorsi dal Garante per la concorrenza, dall’allora Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, dalla stessa Corte di conti, i magistrati contabili tornano a emettere un verdetto chiaro. Un verdetto che conferma quanto denunciato da anni dal MoVimento 5 Stelle e che assume un sapore ancora più amaro dopo la tragedia del Ponte Morandi.
Questo sistema deve essere smantellato e fare spazio a un modus operandi diametralmente opposto.
Investimenti, manutenzione e tariffe più basse. È questo il nostro progetto per Autostrade. Ed è un progetto che, carte alla mano, si può portare avanti mantenendo degli utili.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha ribadito che dall’analisi degli atti si rilevano gravi inadempienze, che sono alla base della procedura di caducazione, ovvero la perdita di efficacia degli atti giuridici, del contratto originale sostanzialmente. Al momento l’offerta di Aspi è stata giudicata non sufficientemente congrua rispetto dell’interesse collettivo.
Rifacciamoci alle carte.
Partiamo dal conto economico proprio del 1997, quello in base a cui si fece la privatizzazione di Autostrade, che contiene le previsioni di costi e di utili, e poi abbiamo i piani finanziari degli anni che si sono succeduti.
Cosa ci dicono i dati? Cosa era previsto per il 2018 dal piano finanziario del 1997 e cosa è successo realmente nel 2018? Erano previsti ricavi per 1,7 miliardi di euro, quindi quello che pagano i cittadini. Nel 2018 però vediamo che i ricavi sono stati di 3,65 miliardi, più del doppio del previsto!
Costi personale? Erano previsti nel piano originario in 343 milioni di euro, invece ne sono stati spesi 270. Quindi i ricavi raddoppiati, il costo del personale è diminuito. Era previsto in 890 milioni di euro il margine operativo, invece è stato di 1,88 miliardi. La manutenzione nel piano originario era di 236 milioni per il 2018, vediamo che ne sono stati previsti 273 milioni. Quindi le manutenzioni sono costate poco di più, i ricavi invece sono stati più del doppio del previsto.
Cosa capiamo da tutto questo? Che questa concessione genera utili notevolissimi. Stratosferici. Questi signori hanno avuto in mano una gallina dalle uova d’oro. Non è più accettabile. Se c’è qualcuno che deve guadagnarci questi sono i cittadini.
Noi facciamo gli interessi di Aspi. Non ci interessano gli utili dei Benetton. Ci interessa una cosa sola: tutelare l’interesse pubblico.
E come si tutela l’interesse pubblico? Facendo investimenti, manutenzione e applicando tariffe più basse.