Il padrone è sempre il consumatore. Ora anche in Italia. Sì perché “Chi è il Padrone? – La marca del consumatore” è un’iniziativa francese appena arrivata anche nel nostro Paese. Consente a chi acquista di diventare protagonista attivo del processo produttivo degli alimenti, scegliendone tutte le caratteristiche oltre che il prezzo di vendita.
Si tratta, in sostanza, della democrazia partecipativa applicata ai prodotti alimentari. Una sorta di community di consumatori che, grazie anche all’aiuto di catene di supermercati e aziende, decide cosa e come produrre (e comprare), diventando di fatto “padrone” dei consumi.
In Francia questa iniziativa in soli 3 anni, e senza aver investito neppure un euro in pubblicità, è riuscita a far nascere 35 nuovi prodotti e vendere oltre 150 milioni di pezzi. L’intero sistema infatti viene finanziato grazie alla vendita dei prodotti al prezzo stabilito, utile a coprire i costi della società, quelli dei produttori agricoli e delle aziende. “È tempo per noi consumatori, di creare i prodotti che vogliamo”, si legge sul sito italiano dell’iniziativa. “Dei prodotti buoni, sani e responsabili […], per un consumo più sostenibile e sicuro”.
Il concetto de “La marca del consumatore” è semplice: sostenendo l’acquisto dei nostri prodotti possiamo controllare ogni fase del ciclo produttivo, orientando le scelte, rispettando la natura e il benessere degli animali, incentivando la nascita di prodotti di maggiore qualità, più equi e sostenibili e garantendo il giusto prezzo a produttori e consumatori.
Il primo prodotto lanciato in Italia (il 25 giugno scorso) è stato la pasta, prodotta dal pastificio Sgambaro di Treviso e venduta nei supermercati Carrefour. Tutto il processo si è svolto online: i consumatori hanno dovuto rispondere ad alcuni questionari su scelte organolettiche, tecniche di produzione, materie prime, guadagni sul singolo prodotto. I dati sono stati poi inviati alle aziende partner, che hanno realizzato il prodotto.
I 3558 italiani che hanno partecipato all’iniziativa hanno deciso:
– La remunerazione che permette al produttore di grano di ricevere un prezzo equo garantito per vivere serenamente e investire nella propria attività: 400 euro a tonnellata, +25% rispetto al prezzo di mercato.
– L’origine del grano duro: 100% italiano da filiera controllata e certificata CSQA.
– Il metodo di coltivazione del grano: agricoltura sostenibile, che evita lo sfruttamento delle risorse naturali.
– Pastificio e mulino: la semola viene prodotta dal mulino annesso al pastificio a garanzia della totale tracciabilità della pasta.
– Il metodo della trafilatura della pasta: trafilatura in bronzo (permette alla superficie del prodotto di essere più porosa e trattenere meglio il condimento).
– Il metodo di essiccazione della pasta: essiccazione tradizionale, lenta a bassa temperatura.
– La confezione: 500g in carta riciclabile, in fibra vergine, proveniente da foreste certificate FSC.
– Misure di sostegno per incentivare l’agricoltura biologica: sostiene i produttori di grano con 1 centesimo/kg per la transizione dall’agricoltura convenzionale all’agricoltura biologica.
– Sostegno a persone e famiglie in condizione di fragilità economica: sempre 1 centesimo/kg.
– Energia per la produzione: prodotta con 100% energia verde.
– Prezzo: i consumatori hanno fissato il prezzo di vendita a € 1,07, una cifra che garantisce anche la giusta paga ai coltivatori del grano e che, per questo, non ammette sconti o promozioni.
E nel frattempo è già partito il processo di creazione di altri prodotti, tra cui latte e uova. I “consumattori” si riprendono il loro ruolo nella scelta non solo di cosa acquistare, ma anche di cosa trovare sugli scaffali dei negozi un protagonismo che non può che far bene. Tutti possiamo essere “padroni” dei nostri consumi, contribuendo a scegliere le caratteristiche che dovranno avere i prodotti che finiscono sulle nostre tavole. Per farlo basta informarsi e partecipare alla decisione insieme a tanti altri consumatori.