Tutelare la dignità dei lavoratori e delle lavoratrici ma anche le imprese virtuose che rispettano le regole, non violano la concorrenza e non sfruttano i propri dipendenti.
È l’obiettivo del disegno di legge sull’istituzione di un Marchio Etico per il lavoro di qualità, che ho presentato al Senato, che può rivelarsi un ulteriore strumento di contrasto ai fenomeni di sfruttamento e caporalato, oltre a rappresentare uno strumento in più per spingere la filiera agroalimentare e le nostre eccellenze e più in generale il Made in Italy, soprattutto all’estero, per contribuire al rilancio dell’Italia, in questa fase complessa per il Paese.
Certificare l’eticità di una filiera consente ai consumatori, infatti, di ottenere più informazioni sui processi produttivi e quindi da loro la possibilità di scegliere in modo più consapevole quali beni e servizi acquistare e da chi.
Quando acquistiamo un prodotto, non sempre sappiamo come è stato realizzato o a quali trattamenti economici o condizioni di lavoro sono sottoposti i dipendenti delle aziende produttrici. Eppure sono informazioni importantissime per valutare la qualità e l’affidabilità di un’impresa.
L’istituzione del Marchio Etico ci consente, da un lato, di colmare un vuoto, dall’altro di raggiungere altri obiettivi: maggiore trasparenza, che si realizza consentendo ai cittadini – consumatori di scegliere in consapevolezza cosa acquistare e da chi, e diamo sostegno a tutti quegli imprenditori che hanno fatto della produzione di qualità la propria mission aziendale.
L’introduzione della certificazione etica, infatti, mira ad attestare che il processo produttivo sia ancorato ad alti standard, quali: modalità di impiego dei lavoratori, norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e ancora promozione dei processi di partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale. Si tratta di indicatori contemplati e previsti dal disegno di legge, che prevede peraltro agevolazioni fiscali ed economiche per chi richiede in uso la certificazione di eticità della filiera. Una previsione, quest’ultima, che rende vantaggioso anche per le aziende investire in qualità di processo e di prodotto.
Introdurre il Marchio Etico del lavoro di qualità ha anche un valore di carattere sociale non di poco conto. Perché è anche attraverso strumenti come questo che possiamo contribuire e operare un vero e proprio cambio culturale.
Eticità della filiera deve diventare sinonimo di garanzia, rispetto delle regole sulla concorrenza, dei diritti dei lavoratori e dei consumatori.
Abbiamo il dovere di contribuire a trasformare questa crisi economica inedita in opportunità. La sfida che abbiamo dinnanzi è individuare metodi e percorsi nuovi per innescare processi virtuosi all’insegna della sostenibilità.
Solo puntando sul brand Italia e su un Made in Italy, sinonimo di unicità, garanzia e qualità, possiamo aiutare l’Italia a risollevarsi, ripartire e competere nei mercati esteri. E per farlo occorre puntare sulla legalità e sulle nostre eccellenze, continuando a sostenere l’imprenditoria sana del nostro Paese.