Hanno deciso di dire “no”. In preda a una deriva propagandistica di cui ancora non si indovina un confine, la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia hanno votato “no” alla fiducia sul dl Rilancio, fortemente sostenuto dal MoVimento 5 Stelle. Quello della Lega e di Fratelli d’Italia, al di là delle alchimie e tattiche politiche, è un “no” sbattuto sulla faccia degli italiani.
Dicendo “no” al dl Rilancio, tanto per mettere a fuoco il significato del loro comportamento, Lega e Fratelli d’Italia hanno lasciato una traccia indelebile della loro contrarietà :
– a un maxi sostegno da 25 miliardi di euro per Cassa integrazione, indennità autonomi e Reddito di emergenza
– a 6 miliardi di euro di contributi a fondo perduto per le pmi con ricavi non superiori a 5 milioni di euro
– a 12 miliardi per far fronte ai debiti della Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese
– a 600 milioni di euro di taglio delle bollette elettriche per le pmi
– al superbonus al 110% per gli interventi di efficientamento energetico e adeguamento antisismico degli edifici, che consentirà ai cittadini di effettuare ristrutturazioni a costo zero
– alla cancellazione del saldo e dell’acconto Irap per tutte le imprese con ricavi fino a 250 milioni di euro
– alla cancellazione del versamento della prima rata Imu per alberghi e pensioni
– all’esonero dal pagamento della tassa sull’occupazione del suolo pubblico per bar e ristoranti
– all’abolizione definitiva delle clausole di salvaguardia Iva, che avrebbero rischiato di pesare sulle tasche degli italiani per 20,1 miliardi di euro nel 2021 e per ulteriori 27,1 miliardi nel 2022
– a un maxi investimento da 3,2 miliardi nella sanità pubblica, con l’assunzione di 9.600 infermieri, l’aumento dei contratti di formazione specialistica di 4.200 unità, l’aumento di 3.500 posti di terapia intensiva
– al finanziamento di 1,5 miliardi in due anni per far ripartire la scuola, con l’assunzione di 16.000 docenti in più rispetto ai 62.000 già previsti dai due concorsi in arrivo, per un totale di 78.000 nuovi assunti
– al finanziamento di 1,5 miliardi aggiuntivi per l’Università, parte dei quali serviranno ad assumere 3 mila ricercatori
Per fortuna il “no” della Lega non è stato decisivo e grazie al MoVimento 5 Stelle tutte queste misure sono state approvate a favore degli italiani.
A cosa invece dice sì Salvini:
Preso atto di tutte le cose a cui la Lega ha detto “no”, vediamo invece, con una rapida panoramica nella storia recente, a cosa il Carroccio non fa mai mancare il suo “sì”. Quando ci sono i Benetton di mezzo, come per incanto, la Lega è lì, puntuale come un orologio svizzero, pronta a garantire tutto il suo genuflesso appoggio. E così constatiamo che:
– la Lega ha detto sì nel 2008, quando era al Governo con Berlusconi, al colpo di mano con il quale si approvò per legge la convenzione con i concessionari autostradali per eludere le censure mosse dall’autorità di controllo. Salvini, per inciso, era deputato quando il suo partito in Parlamento lasciò le impronte digitali approvando quell’atto poi passato alla storia come il salva-Benetton.
– la Lega ha detto sì, in quello stesso 2008, al mercanteggiamento dell’allora Governo di centrodestra (con dentro il Carroccio) che portò i Benetton nel capitale di Alitalia come ‘do ut des’ per regalare alla dinastia di Ponzano Veneto le nostre autostrade a condizioni sempre più vantaggiose.
– la Lega ha detto sì, poco prima delle elezioni del 2006, a un bel finanziamento di Autostrade da 150 mila con cui la società cercava di lisciarsi (riuscendoci) mezzo arco parlamentare.
Ecco quindi a cosa la Lega dice “sì”, senza remore o troppi complimenti. Anche qui, per fortuna, c’è il MoVimento 5 Stelle, grazie al quale uno dei sistemi affaristici più incrostati del Paese, quello appunto dei rapporti Autostrade-politica, che durava da 25 anni, è stato definitivamente smantellato.