Arrivano buone notizie dal mondo dell’università e della ricerca: le iscrizioni negli atenei italiani in alcuni casi sono superiori a quelle degli scorsi anni, specialmente in alcune università del Sud. Si temeva un crollo delle immatricolazioni causa Covid, quest’anno, con un possibile calo degli iscritti fino al 20%, come era già successo dopo la crisi del 2008, ma i primi dati che arrivano dalle università di tutta Italia appaiono positivi.
Questa volta al Governo ci sono il MoVimento 5 Stelle e Giuseppe Conte, non il centrodestra con le sue politiche fallimentari, che hanno massacrato i nostri atenei con tagli pesantissimi.
Fin dai primi giorni della legislatura ci siamo messi al lavoro per porre rimedio a questa situazione, adottando efficaci misure sulla tassazione, con l’ampliamento della platea degli studenti che non pagano le tasse universitarie o le pagano in forma ridotta.
Grazie ai finanziamenti nel decreto Rilancio (1,4 miliardi di euro di cui quasi 300 milioni per il diritto allo studio) è stata allargata la No Tax Area per gli studenti con Isee fino a 20mila euro (precedentemente si fermava a 13 mila euro): in sostanza, chi rientra entro tale soglia di reddito non paga le tasse universitarie. E anche chi ha un reddito compreso tra 20 e 30 mila euro avrà diritto a una consistente riduzione delle tasse universitarie, fino all’80 per cento. La manovra anti-emorragia di matricole contenuta nel decreto Rilancio ha previsto anche ulteriori stanziamenti sul Fondo integrativo statale (Fis) per le borse di studio.
Tutto questo ha portato i suoi frutti e dai dati delle pre-iscrizioni e da quelli per i test ad accesso programmato arrivano segnali incoraggianti, sia dagli studenti italiani che da quelli internazionali: il calo temuto da tutti non c’è e questo è fondamentale in un Paese come il nostro che registra più cittadini con la licenza elementare che con la laurea.
Nel Meridione, in particolare, si prefigura un aumento fra il 5-10 per cento. Ma il temuto flop delle immatricolazioni non ci sarà neanche al nord, con un incremento del 10% fra gli studenti internazionali. Fa sicuramente piacere, poi, il boom di iscritti in Medicina, cosa di cui l’Italia aveva indiscutibilmente bisogno.
Si sta disegnando, intanto, una nuova geografia delle iscrizioni: meno studenti in fuga dal Sud, più stranieri al Nord, che finora attraeva talenti da tutta Italia ma molti anche ne esportava all’estero, soprattutto in Inghilterra. Quest’anno, invece gli eccellenti atenei del settentrione sono tornati ad attrarre anche chi era pronto a mettere il passaporto in valigia e ad intraprendere la strada dei “cervelli in fuga”.
Ma la buona notizia è che diversi giovani, che prima cambiavano regione, adesso tendono a restare in quella di appartenenza. A Palermo, per fare qualche esempio, le iscrizioni totali fanno segnare un più 20 per cento. E il trend è in crescita di oltre il 20% rispetto ai corsi attivi lo scorso anno, considerando le iscrizioni anticipate, anche per l’Università della Calabria, che ha registrato un sorprendente balzo in avanti. L’università del Salento fa il botto, come non accadeva dal lontano 2011: quasi triplicato il numero di studenti che hanno scelto l’ateneo pugliese, a guardare le pre-iscrizioni.
In tutta Italia si prefigurano numeri promettenti. A Roma, alla Sapienza, la più grande università d’Europa, gli iscritti al test di Medicina sono aumentati: 6.292 rispetto ai 5.733 dell’anno scorso. Anche al Nord, che avrebbe potuto patire per via dei numerosi studenti fuori sede, non abbiamo al momento segnali di diminuzione degli iscritti. E il calo delle matricole non c’è, come già detto, neppure per gli studenti stranieri: si registrano, infatti, il doppio delle pre-iscrizioni rispetto agli altri anni. È risultata vincente anche la scelta di fare le iscrizioni quasi interamente online, al posto delle vecchie domande cartacee da presentare tramite i consolati.
Gli atenei ripartono, dunque, con tutte le misure precauzionali necessarie a contrastare e contenere il diffondersi del Covid-19 ed è merito del MoVimento 5 Stelle aver riportato al centro del dibattito politico il futuro delle nostre università.