Durante il lockdown, nella sessione plenaria del 26 marzo, per mantenere la funzionalità dell’assemblea e garantire a tutti la partecipazione, il Parlamento europeo ha utilizzato per la prima volta la procedura di voto a distanza. Ma non è l’unico esempio. In Europa e nel mondo ci sono decine di Paesi, in cui il Parlamento ha intrapreso, anche prima, la via del voto digitale.
Ne ha parlato il presidente dell’Associazione Rousseau Davide Casaleggio nel corso di un’intervista rilasciata il 21 ottobre al giornalista Carmelo Schininà per il programma Omnibus di La7. Di seguito l’estratto.
La cittadinanza digitale è da sempre obiettivo di ricerca, studio e approfondimento della Rousseau Open Academy.
Giornalista: Parlando del voto digitale, della democrazia diretta, il voto digitale ha inciso molto sulle scelte del Governo, come nel caso del governo giallorosso, di quest’ultimo, anche se secondo alcuni costituzionalisti quel Governo sarebbe potuto nascere anche senza il placet della rete, ma con quello del Presidente della Repubblica.
Che evoluzione vede nel voto digitale rispetto all’utilizzo che ne fanno anche gli altri Paesi e quanto può cambiare adesso in emergenza Covid?
Davide Casaleggio: Penso che il voto digitale sia un supporto alla democrazia rappresentativa, ai Parlamenti. Perché oggi se un Parlamento non ha la possibilità di avere i parlamentari dentro il Parlamento, come è successo anche la settimana scorsa generando problemi di possibilità di voto, si crea un problema all’interno della stessa istituzione.
Oggi dal punto di vista tecnico il problema è risolto, perché i parlamentari italiani possono votare già ora su un computer. Lo fanno all’interno del Parlamento quando non si trovano nel loro banco dell’aula, votando in giro per il Parlamento attraverso un computer. Quindi tecnicamente è già possibile.
La differenza tra votare a cento metri piuttosto che a cento chilometri quando si parla di votare su un computer diciamo che è abbastanza limitata, per cui dal punto di vista tecnico abbiamo già risolto il problema. Dal punto di vista dell’opportunità diciamo che decine di Parlamenti a livello internazionale hanno già deciso di adottare il voto a distanza. Lo hanno fatto il Parlamento europeo, la Gran Bretagna, il Brasile, il Messico, la Polonia. C’è una lista infinita di Paesi che oggi hanno adottato il voto digitale, voto a distanza del Parlamento. Addirittura in Spagna avevano già iniziato nel 2011 in caso di maternità o paternità, o per malattie gravi. Quest’anno quando un parlamentare si è ammalato a marzo tutto il gruppo di quel parlamentare ha deciso dal giorno successivo di non presentarsi più in Parlamento, costringendo quindi il Parlamento a permettere il voto digitale a tutti.
So che c’è una discussione in atto nel Parlamento italiano proprio su questo tema e spero che arrivi a termine a breve, prima di un ulteriore eventuale lockdown che ovviamente genererebbe tanti problemi anche nello stesso rispetto della possibilità di partecipazione dei parlamentari: oggi chi è in quarantena non può partecipare alla vita del Parlamento.