Il crollo di Ponte Morandi a Genova, con il suo tragico e indelebile carico di 43 vittime, ha scoperchiato un vaso di Pandora di mala gestione e speculazione ai danni dei cittadini. Le concessioni autostradali gestite non nell’interesse del Paese e di chi circola su ponti e viadotti, ma con l’obiettivo prioritario di intascare lauti dividendi.
La manutenzione dell’infrastruttura era un costo da evitare e non un investimento indispensabile. Come se la sicurezza di automobilisti e autotrasportatori non fosse l’obiettivo principale del lavoro di un concessionario.
Le indagini della magistratura, compresa quella più recente, hanno portato alla luce un quadro inquietante. E se per le responsabilità penali la giustizia farà il suo corso, per lo Stato quello che è emerso è abbastanza per pretendere che il sistema delle concessioni cambi radicalmente e che Aspi passi al più presto sotto il controllo di Cassa depositi e prestiti.
Non è uno spettacolo edificante quello che apprendiamo dai giornali, la notizia cioè di una dirigenza che oppone resistenza per tutelare gli azionisti.
Noi dobbiamo tutelare prima i nostri concittadini e chi circola per le strade. Non smetteremo mai di dirlo: la sicurezza degli italiani viene prima di qualunque interesse economico!