Uno dei principali attacchi che subì Assange al suo ecosistema di Wikileaks fu la disabilitazione nel 2010 della raccolta di soldi tramite carte di credito che si tirarono indietro dopo la richiesta del governo statunitense. Si bloccarono il 95% delle sue entrate.
Il fatto si rivelò illegale e due anni dopo, quando Assange vinse la causa in tribunale in Islanda, le società furono obbligate a riprendere il servizio.
La soluzione per le raccolte fondi “politicamente sensibili” è certamente tramite la criptovaluta. Lo stesso Assange ha appena avviato una nuova raccolta fondi per la sua tutela legale per evitare l’estradizione negli Stati Uniti. Lo ha fatto tramite @AssangeDao, raccogliendo nel giro di tre giorni l’equivalente di 20 milioni di dollari in Ether da parte di 5 mila sostenitori, per lo più anonimi.
In questi giorni il Canada ha iniziato a congelare i conti correnti di coloro che protestavano in piazza contro le restrizioni e anche la loro raccolta fondi su GoFundMe.
Comportamenti di questo tipo da parte dei governi non faranno che accelerare l’adozione di sistemi alternativi.
La finanza decentralizzata potrebbe avere impatti sulla società che sono ancora difficili da prevedere, ma i primi esempi concreti sono già arrivati.